Genoa: luci a San Siro, ma decide il killer Ayroldi

di Gessi Adamoli

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Genoa: luci a San Siro, ma decide il killer Ayroldi
Sdegno o soddisfazione: dopo San Siro qual è il sentimento che prevale? Bisogna compiacersi di come il Genoa abbia interpretato la partita con l’Inter, ma di questo e della crescita esponenziale di tutta la squadra ne tratteremo più avanti. Non si può infatti non soffermarsi sul clamoroso errore dell’arbitro Ayroldi che ha di fatto consegnato alla squadra nerazzurra una partita che non meritava di vincere. Bene ha fatto il presidente Zangrillo ad abbandonare per protesta la tribuna d’onore di San Siro e a non rilasciare dichiarazioni. Le parole infatti, di fronte al reiterarsi di certe decisioni, risultano inutili esercizi dialettici. Errare è umano, ma casualmente il 90 per cento degli errori è sempre verso una direzione che, sempre fortuitamente, coincide con il potere. Contro il Milan è stato convalidato un gol di Pulisic che si era fermato la palla con un braccio, contro l’Inter all’andata non è stata annullato da Doveri (ieri a San Siro era l’avar) il gol di Arnautovic dopo che Strootman era stato allontanato dal pallone con una vigorosa spinta a due mani sulla schiena e ieri, infine, il capolavoro di Ayroldi. E siccome ci hanno insegnato che tre coincidenze fanno una prova, diventa quasi impossibile che si tratti di un caso.
 
In una cosa Lotito ha ragione: il sistema fa acqua. Sistema dentro il quale lui per altro ci sguazza da anni. È un sistema perverso che ha portato gli arbitri a non prendere mai decisioni contro le grandi squadra. Perché se poi Inter, Milan o Juventus li ricusano, sono tagliati fuori da un certo tipo di partite e di conseguenza non fanno carriera. E dunque le società medio-piccole diventano carne da macello.
 
Per altro Ayroldi è stato più realista del re perché era un’impresa quasi impossibile riuscire a non cancellare il rigore dopo la chiamata del Var. Frendrup prende la palla e se qualcuno commette fallo è Barella che affonda (con malizia) i tacchetti sulla coscia del centrocampista genoano. La dinamica era chiarissima, la giustificazione che al video non gli sarebbe stata mostrata l’immagine migliore non regge. Resta da capire cosa gli abbia frullato per la testa nel rifiutare il suggerimento di due colleghi (uno, Doveri, di grande esperienza) che gli volevano fare capire che stava prendendo un abbaglio. A questo punto c’è da meravigliarsi del fatto che Ayroldi non abbia commesso il delitto perfetto ovvero estrarre il secondo cartellino giallo nei confronti di Frendrup. Perché se per lui quello continuava ad essere fallo, allora doveva scattare l’ammonizione nei confronti del giocatore danese.
 
L’indignazione per una pessima direzione di gara non ha però scavallato oltre i Giovi. C’è chi paragona l’errore del rigore all’ammonizione di Lautaro. Ma lasciarsi cadere in area cos’è se non simulazione? E vogliamo allora parlare del cartellino giallo a Vasquez che gli farà saltare la partita col Monza. Ma la grancassa mediatica suona solo quando sono danneggiate le grandi squadra o la squadra che ha come presidente il proprietario del più venduto quotidiano sportivo italiano. E si finisce allora per tornare ad un sistema che così proprio non funziona.
 
Ma San Siro ha anche consegnato ai tifosi genoani la certezza che la loro squadra ha fatto un definitivo salto di qualità. Contro i futuri campioni d’Italia era un esame importante ed il Genoa l’ha passato pieni voti. Personalità, coraggio, un’identità tattica precisa ma anche una crescita esponenziale di tutti i giocatori. Gilardino sta facendo un eccellente lavoro, gliene danno atto tifosi, media e certamente anche la società. Ma questo non vuole dire mettere fretta alla proprietà americana per quello che riguarda il rinnovo. Certamente Gilardino può essere l’allenatore col quale provare a dare vita ad un ciclo importante, ma la firma sul contratto dovrà avvenire senza forzature e con entrambe le parti che abbiano ben chiaro cosa ciascuno vuole dall’altro. In questo momento non si vedono all’orizzonte allenatori che al Genoa possano dare più certezze di Gilardino e viceversa non c’è una piazza che possa garantire al mister di Biella quell’affetto e quella credibilità che si è costruito senza proclami ma col lavoro ed i risultati.
 
Indietro non si torna, il Genoa ha avviato un processo di crescere che prevede nei prossimi anni tutta una serie di step. Occorrerà una programmazione efficace e soprattutto tanta pazienza, perché arrivata al centro classifica poi ogni posizione da salire è come una montagna da scalare. Ma la strada è quella giusta e la conferma paradossalmente è arrivata da una sconfitta firmata Ayroldi.