Genoa, la calma è la virtù dei forti e di... Alberto Gilardino
di Gessi Adamoli
3 min, 44 sec
L'allenatore rifugge dal classico tafazzismo rossoblu e dopo Como ha servito la reazione giusta
La calma è la virtù dei forti e dunque anche di Alberto Gilardino. I cinque giorni post Como erano stati vissuti in città in omaggio ai due più classici stereotipi genoani ovvero quelli che vedono sempre ombre nefaste perché “siamo stati destinati in eterno ad un destino cinico e baro” e quelli che invece “va tutto bene madama la marchese” e chiamano i pompieri solo quando ormai la casa è bruciata. E se Gilardino rifugge dal classico tafazzismo rossoblù, sa anche che prevenire è meglio che curare e che certi campanelli d'allarme non potevano essere ignorati. Il rientro di Bani (in maschera) è coinciso con l'assenza per squalifica di Vogliacco, ma non era pensabile riproporre nella linea difensiva Ilsanker che a Como aveva fatto più danni della grandine. E così dietro, nella difesa a tre, è andato un ragazzino di trentasei anni e mezzo che ha giocato una partita semplicemente stratosferica. La capacità di leggere in anticipo lo sviluppo dell'azione è sempre stata una prerogativa di Criscito alla quale si aggiungono tecnica, personalità ed esperienza. In fondo è andato a fare quello che gli riesce meglio perché era evidente che sulla fascia non può più garantire spinta ed accelerazioni. Ed infatti l'unica sbavatura di una partita praticamente perfetta c'è stata nel recupero quando ha tentato un'improbabile discesa sulla corsia di sinistra.
Ma è stata la giornata magica di altri due grandi vecchi. Badelj sembra Mandrake perché ha fatto sparire la palla da sotto il naso degli avversari e la “lavatrice” Strootman ha pulito palloni come quando giocava nella Roma a fianco di Totti. Dopo aver sbloccato il risultato di testa con Fendrup, che probabilmente sarebbe nel Manchester City se sapesse usare anche il sinistro che invece utilizza solo la mattina per scendere dal letto, si sono aperte praterie dove le ripartenze del Genoa avrebbe potuto essere letali. E se, dopo aver essersi divorati due, tre, quattro gol già fatti, c'era già qualcuno che temeva che il “solito destino cinico e baro” fosse in agguato è arrivato il quarto gol in stagione di Dragusin a chiudere la partita. Il ventunenne difensore rumeno, che Gilardino ha schierato come centrale della difesa a tre per sostituire Vogliacco, ha tutto per diventare un top player: struttura, personalità, attenzione e anche una discreta velocità se rapportata al metro e 91 di altezza.
Proprio Dragusin con Martinez, lui pure destinato ad una carriera importante, dovranno essere i punti fermi della squadra della prossima stagione. Per scaramanzia non si nomina la categoria, ma non si può non osservare che i punti di vantaggio sul Bari, che è rimasto l'unico altro competitor per il secondo posto, sono saliti a sei e le giornate da giocare sono cinque. Così nel prossimo turno (Genoa a Cittadella e Bari a Pisa) potrà essere sufficiente fare lo stesso risultato della squadra pugliese.
Qualcuno si è adombrato per le parole di Di Cesare: “Gilardino ha una rosa con un monte ingaggi di 33 milioni parla di sogno...”. In realtà questa uscita a gamba tesa del capitano del Bari, che non è riuscito a nascondere il nervosismo per un traguardo che ormai si sta vedendo sfuggire di mano, sa tanto di dichiarazione di resa. E siccome è difficile saper perdere ecco che Di Cesare straparla, anche perché da giocatore dovrebbe affrontare tematiche tecnico tattiche e certe considerazioni eventualmente lasciarle al tecnico Mignani o ai suoi dirigenti.
Il Bari contro il Como, che ha bissato il risultato ottenuto contro il Genoa questa volta però i due gol facendoseli rimontare, la rete del pareggio l'ha segnata al 95' e al 100', su corner, ha sfiorato il gol del clamoroso 3 a 2. A Marassi la partita era finita ormai da sei minuti e al San Nicola si continuava a giocare. Come in quel lontano 1981, quando il il Genoa aveva battuto l'Atalanta ma all'Olimpico la partita della Lazio, che si contendeva punto a punto col Grifone la serie A, non finiva mai. Cambiano i tempi, ma non le emozioni. Allora tutti con l'orecchio alla radiolina, ieri tutti al telefonino a seguire con Sky Go la diretta. La voce di Ezio Luzzi gelò i 15 mila genoani che erano a Bergamo: “Rigore per Lazio!”. Ma poi: “Rincorsa di Chiodi... Tiro... Palo!”. Alla faccia del destino cinico e baro.
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