Genoa, l'obbligo della media inglese e la logica delle staffette Coda-Puscas
di Gessi Adamoli
Il mercato di gennaio non ha impresso quella svolta che poteva permettere al Genoa di inserire il turbo. Serviva un attaccante con le caratteristiche di Lasagna capace di dare profondità e attaccare gli spazi e che ieri, con il Modena costretto a scoprirsi per rimontare il gol subìto, avrebbe potuto essere devastante. Il Genoa in Serie A ci arriverà ma passettino dopo passettino, ormai è acclarato che non sarà una marcia trionfale. Ed è in quest'ottica che si deve ragione. Il punto di Modena, anche se ha lasciato molti rammarichi, va allora considerato estremamente positivo.
La squadra rossoblù stava addirittura rischiando di perdere una partita che si era messa subito in discesa. Il gol di Dragusin, dopo appena sei minuti, ha illuso che il più fosse fatto i tremila tifosi che erano a Modena, quelli a casa davanti alla tivù ma forse anche la squadra in campo. In fondo il Genoa ha sempre fatto fatica a sbloccarlo il risultato, ma non a difenderlo. Quando in porta hai Martinez, che ormai è una sicurezza, e davanti a lui due gladiatori come Bani e Dragusin, la convinzione (errata) è stata che quel golletto te lo potevi portare sino alla fine. Un meccanismo mentale inconscio pericolosissimo, non si è cercato il secondo gol e si è permesso al Modena di prendere coraggio e campo.
Qualcuno ha attaccato Gilardino perché è partito con Coda in panchina, però quando gioca dall'inizio c'è chi critica il tecnico genoano perché non punta su Puscas. Ma ci sta che provi a coinvolgere il maggior numero di giocatori, facendoli sentire tutti potenziali titolari. La cosa curiosa semmai è che chi dei entri partendo dalla panchina giochi sempre meglio di chi si era inizialmente guadagnato la fiducia del tecnico. E' successo con Coda (gol a Venezia e assist per Bani a Modena da subentrante) e per Puscas (gol a Benevento e assist per Jagiello col Palermo da subentrante). Anche se non sempre il campo dice che si sono rivelate azzeccate, le scelte di Gilardino hanno sempre e comunque una loro logica. Fa eccezione l'eccessivo credito che sta continuando a dare a Yalcin che sicuramente avrà grandi qualità ma al momento risultano totalmente inespresse. Così impalpabile per i 27 minuti (recupero compreso) in cui è rimasto in campo da vanificare di fatto la superiorità numerica che si era venuta a creare dopo l'espulsione di Oukhadda.
La politica dei piccoli passi non può però prescindere dalla vittoria sabato contro la Spal, anche perché nel successivo turno infrasettimanale ci sarà la madre di tutte le partite: lo scontro diretto di Cagliari. Inutile girarci intorno, è la squadra sarda il grande competitor per il secondo posto. Ha qualità importanti ed un allenatore di straordinaria esperienza. Vincere sabato e non perdere mercoledì lo scontro diretto vorrebbe dire tenere a sette punti il rivale più pericoloso. Un margine di sicurezza importante quando mancherebbero undici giornate al termine del campionato.
Battere la Spal, una squadra allestita per lottare per la promozione e che si trova invece in piena zona retrocessione, è il primo step e non sarà semplicissimo. Oddo, un altro campione del mondo del 2006 come Gilardino, ha preso il posto di De Rossi e in casa contro il Como non è andato oltre il pareggio. Una rosa pletorica (tra gli altri Nainggolan e gli ex rossoblù Fetfatzidis, Pepito Rossi e Zuculini) con tanti giocatori acciaccati o fuori condizione, ma l'errore più grande sarebbe sottovalutarli.
Anche perché adesso il Genoa è condannato a rispettare la media inglese: vincere in casa (7 partite) e pareggiare in trasferta (6 partite). Vorrebbero dire 27 punti che sommati agli attuali 43 fa 70 punti. Ovvero Serie A garantita.
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