Genoa, l'Avvelenata di Gilardino dedicata ai leoni da tastiera

di Gessi Adamoli

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Genoa, l'Avvelenata di Gilardino  dedicata ai leoni da tastiera
“Voi critici, voi personaggi austeri, militanti severi chiedo scusa a vossia…”. È un passaggio dell’Avvelenata che Francesco Guccini, scrisse nel 1976, quando dunque non esistevano ancora i mitici leoni di tastiera ma al massimo “un Bertoncelli o un prete a sparare cazzate”. La sua “avvelenata” Alberto Gilardino l’ha proposta in due tempi. Prima a parole, giovedì in occasione della conferenza stampa di presentazione della partita, e poi coi fatti venerdì sera al Ferraris. A quelli convinti del fatto che, alla guida di una squadra neopromossa e a lungo privata di alcuni dei suoi giocatori migliori, avrebbe potuto e dovuto fare meglio, Gilardino ha risposto in maniera decisa: “Ho letto attacchi sul web riguardo le sostituzioni, ma o lascio dentro giocatori che hanno i crampi e si stirano oppure si sta parlando del nulla. Sui social si scrivono spesso cose non carine, ti insultano. Bisogna però capire che siamo nell'era della tecnologia e allora occorre essere lucidi e comprendere prima di tutto chi hai dall'altra parte come interlocutore. Io alleno un grande club e in un momento importante della mia carriera, è giusto che se le cose non vanno bene io sia criticato. A inizio stagione però nessuno mi aveva chiesto di vincere il campionato o di andare in Champions. Quindi calma e cautela nei giudizi”.
 
Quanto al Bertoncelli (critico musicale trai più noti in quegli anni) locale, Gilardino avrebbe potuto lanciare qualche frecciata a Massimiliano Lussana e alla sua Puntina ma ha signorilmente glissato.
 
 I leoni da tastiera sono stati poi zittiti (quanto meno per una settimana) sul campo. Bello, aggressivo, coraggioso è stato proprio il Genoa che i tifosi vogliono vedere. All’assenza di Retegui (a proposito quante illazioni sul suo infortunio e allora forse sarebbe opportuno che la società facesse chiarezza con un comunicato ufficiale), Gilardino ha provato ad ovviare schierando contemporaneamente in attacco Gudmundsson e Messias, di fatto come giocare con due falsi nueve per non dare punti di riferimento alla Juventus. Nel secondo tempo, con un gol da recuperare, occorreva però occupare di più l’area di rigore e Gilardino si è giocato la carta Ekuban. Ed è stata la mossa che ha permesso al Genoa di ribaltare l’inerzia della partita. Un cambio vincente, dunque, da parte dell’allenatore a cui veniva proprio contestata una scarsa lettura della partita con relative sostituzioni non particolarmente azzeccate.
 
L’ingresso di un attaccante di ruolo ha comportato lo spostamento di Messias addirittura a laterale mancino, ruolo che nel primo tempo era stato svolto da Vazquez. E il campo è stato la prova provata che Stefano Eranio al Derby del lunedì aveva ragione quando sosteneva che “Messias può fare tutto, anche il terzino perché ha gamba, forza e resistenza”. La presenza di una punta vera ha permesso a Gudmundsson di tornare a fare quello che sa fare meglio, che non è certo l’attaccante ma il fantasista che si muove a tutto campo senza dare punti di riferimento agli avversari.
 
Con la Juventus di mezzo la direzione di Massa è stata vivisezionata al microscopio a caccia dell’errore. Effettivamente ci stava l’espulsione di Malynowski per l’entrata a piede a martello su Yildiz, ma la partita era ormai finita ed il mancato rosso non si può certo dire che abbia inciso sul risultato. Quanto al tocco con la mano di Bani è stato scritto e detto tutto ed il contrario di tutto (farà come al solito chiarezza Mauro Bergonzi al derby), tra le posizioni più singolari è quella della Gazzetta dello Sport: “Era rigore al 60 per cento…”. Se potessi aggiungere un po’ di emocoticon, quelle con la faccia inorridita e le mani in testa. Piuttosto è stata ignorata l’entrata, in piena area di rigore, di Cambiaso su Vazquez che qualcuno dubbio ce lo ha lasciato.   
 
L’infortunio nel finale a Messias è l’unica nota stonata di un a serata in cui il Genoa ha saputo rialzare la testa: un grande giocatore ma fragile come uno Swarovski. “Vogliamo che già a Bologna il 5 gennaio ci sia in campo qualche nuovo acquisto”, ha ribadito l’ad Andres Blazquez. Intanto, però, ci sono Sassuolo (in trasferta) e Inter (a Marassi), servono punti ma soprattutto a Marassi, spinta dal suo popolo questa squadra, che ha asfaltato la Roma, pareggiato con Napoli e Juventus e perso immeritatamente col Milan, ha dimostrato di sapere tenere testa alle grandi.
 
Chiudiamo rassicurando i tifosi genoani: non esiste un caso Zangrillo, effettivamente non era in tribuna a Marassi perché bloccato a lette dalla febbre. “Non posso più nemmeno ammalarmi…”, è stato il suo laconico commento.