Genoa, il capolavoro dei 777: Serie A riconquistata in un solo anno e tifoseria ricompattata. E per Criscito non poteva esserci finale migliore

di Gessi Adamoli

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Genoa, il capolavoro dei 777: Serie A riconquistata in un solo anno e tifoseria ricompattata. E per Criscito non poteva esserci finale migliore
Il vero capolavoro i 777 lo hanno compiuto fuori dal terreno di gioco. Perché se tornare in serie A in “only one year”, evento per altro nella storia del Genoa accaduto in una sola occasione e mai nel dopoguerra, rappresenta già un'impresa, è stupefacente che in così poco tempo siano riusciti ad instaurare un legame così profondo con la città e la tifoseria. Hanno capito che orgoglio e dignità non sono solo vecchi e abusati slogan, hanno portato idee e freschezza nel marketing e nella comunicazione. Il Genoa made in Usa non solo ha riconquistato la serie A, ma ha dato un impulso straordinario a chi tifa per il Grifone. I risultati sono sotto gli occhi di tutti, si è ricompattata la tifoseria (anche se la stucchevole e, visti i risultati, incomprensibile diatriba Blessin sì Blessn no qualche incomprensione l'ha creata) e soprattutto c'è stata un'iniezione di forze fresche. Tanti ragazzi tifano Genoa, al punto che si può sostenere come la squadra più antica d'Italia abbia la tifoseria più giovane.
 
Un lavoro eccellente che arriva dopo anni e anni in cui tra società e tifosi il distacco si era acuito in maniera irreparabile. Se il Genoa di Preziosi era sempre più distante dalle esigenze e dallo spirito di chi tifa Genoa, gli americani hanno subito interpretato aspettative e desideri. Certamente avere un presidente tifoso come Alberto Zangrillo, come sottolineato da alcuni striscioni nella Nord, ha permesso di entrare subito in sintonia con la gente. Quella di venerdì è stata una serata indimenticabile. Ferraris sold out, come era già accaduto con l'Ascoli, a dimostrare che, al di là dell'avvenimento sportivo, tra chi tifa Genoa c'è tanta voglia di aggregazione e condivisione.
 
La partita con un pirotecnico 4 a 3 finale non è stata solo una passerella trionfale. Intanto ha regalato una favola bellissima come quella vissuta da Mimmo Criscito. Così straordinaria da sembrare scritta a tavolino. E come se gli fosse stata donata la lampada di Aladino con tre desideri da esaudire: chiudere la carriera nel Genoa, riportarlo in serie A e, nella partita dell'addio al calcio, segnare su rigore nella porta maledetta. Ed è successo proprio così. Criscito, a Portofino nel Derby del Lunedì, aveva annunciato che contro il Bari almeno un minuto lo avrebbe giocato: “Anche con una gamba sola!”. Gilardino con grande sensibilità nel recupero ha inserito sia lui che l'esordiente portiere Agostino (leva 2002). Potendo correre poco e soprattutto non scattare, si è schierato in attacco, come nel calcio degli anni 60, quello senza sostituzioni, quando si metteva all'ala lo zoppo di turno. E siccome il calcio si diverte ad inventare storie fantastiche, ecco, proprio all'ultimo secondo, il rigore per il fallo su Badelj. E' l'ultima palla della sua carriera, la porta la stessa di quel maledetto 30 aprile 2022 (il Genoa sarebbe retrocesso anche col pareggio, anche se per certa letteratura quell'errore è stato decisivo). Mimmo non può permettersi di calciare di potenza perché rischierebbe di strapparsi. La rincorsa è lenta, una finta e Frattali va da una parte e la palla morbida dall'altra nell'angolino alla sinistra del portiere. Quello dove aveva calciato tutti i rigori ad eccezione proprio di quello nel derby.
 
Ora Criscito farà l'allenatore dei ragazzi e alle giovani promesse rossoblù, oltre che alla tecnica di base, saprà insegnare i valori che deve avere chi indossa quella maglia. Quelli che un'altra bandiera, Marco Rossi, ai margini nella gestione Preziosi e promosso team manager dai 777, ha portato nello spogliatoio della prima squadra. Anche se c'è stato il lieto fine resta tuttora di difficile comprensione come Blessin non sia riuscito a sfruttare Criscito come una risorsa importante, capendo come il suo attaccamento alla maglia poteva essere un esempio per tutti i compagni. Al di là del contributo che Criscito avrebbe potuto fornire sul campo soprattutto se, non avendo più la gamba per fare tutta la fascia, fosse stato schierato sulla linea dei difensori come dimostrato dalla monumentale partita che ha giocato contro il Perugia.
 
Venerdì è dunque stata una passerella trionfale. Però ha offerto anche comunque alcuni interessanti spunti tattici di riflessione. Sia a Frosinone che contro la squadra di Mignani, Gilardino ha tolto un centrocampista e ha inserito un trequartista in più: Salcedo e Aramu dietro a Ekuban in Ciociaria, Gudmundsson e Salcedo alle spalle di Coda venerdì scorso. Tenendo anche certamente conto di una concentrazione meno feroce, considerato che l'obiettivo era stato raggiunto, non si può non rilevare che l'imperforabile difesa del Genoa abbia preso sei gol in due partita. E' la vecchia storia della coperta che se la tiri verso i piedi resti col busto scoperto e viceversa. Questo conferma quanto oculata e saggia sia stata la scelta di Gilardino di blindare il reparto arretrato mettendo davanti a Bani, Vogliacco e Dragusin, per altro protagonisti di una stagione eccezionale, una solida barriera di centrocampisti a protezione.
 
Quale sarà il modulo per la serie A? Intanto qualcosa si sta già cominciando a muovere a livello di mercato. In arrivo due esterni bassi: il mancino brasiliano (con passaporto italiano) Lucas Piton Crivellaro, 22 anni di proprietà dei cugini del Vasco da Gama, e Alessandro Zanoli, lui pure ventiduenne che il Napoli a gennaio ha prestato alla Sampdoria.
 
Foto: Facebook Genoa CFC