Genoa, i passi fondamentali di una straordinaria cavalcata: dalla promessa di Zangrillo all'impatto Gilardino

di Gessi Adamoli

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Genoa, i passi fondamentali di una straordinaria cavalcata: dalla promessa di Zangrillo all'impatto Gilardino
Gioco, partita, incontro: come diceva il mitico Guido Oddo, uno dei telecronisti della grande Rai, per suggellare la vittoria in una sfida di tennis. Il Genoa ha sfruttato il primo match ball che gli offriva il calendario ed è ritornato subito in serie A. Un'impresa se è vero che nel dopoguerra non era mai successo e che il Grifone le sue retrocessioni le doveva metabolizzare con anni di meditazioni in purgatorio. Hanno, dunque, imparato in fretta i 777. E questa non può che essere una prospettiva estremamente incoraggiante per un futuro che tutti i genoani si attendono diverso dall'ultimo decennio vissuto sulle montagne russe di una non programmazione e di un diciassettesimo posto finale da raggiungere in qualche modo come obiettivo.
 
Nella straordinaria cavalcata rossoblù ci sono alcuni passaggi fondamentali. Il primo risale ancora alla stagione scorsa. E' il 15 maggio ed il Genoa, perdendo a Napoli, è matematicamente in serie B. Il giorno stesso c'è il grido di dolore di Alberto Zangrillo che qualcuno, equivocando, ritiene semplicemente lo sfogo di un presidente troppo tifoso frustrato per la retrocessione della sua squadra: “Dobbiamo chiedere scusa ai tifosi. Abbiamo commesso degli errori ed ora è soprattutto importante fare autocritica e capire dove abbiamo sbagliato”.
E' l'inizio di una settimana decisiva, c'è il rischio che le strategie societarie puntino su un mercato estivo che ricordi quello di gennaio troppo proiettato a medio-lungo termine. La linea Spors si contrappone a quella mediterranea portata avanti da Zangrillo e dall'amministratore delegato Blazquez. Josh Wander, il grande capo dei 777, media tra le due parti e da quel “compromesso storico” vengono messe le basi per allestire una squadra che torni subito in serie A. Zangrillo così, appena sei giorni dopo Napoli, al termine del corteo dell'orgoglio rossoblù può salire su un palchetto improvvisato alla Foce ed esclamare l'ormai celebre: “Only one year”. Sarà il tormentone di tutta la stagione e comparirà anche sulle magliette celebrative, indossate da squadra e dirigenza a fine partita, e sul pullman scoperto che raggiungerà De Ferrari tra due ali di folla festante. “Sapevo che mi stavo prendendo un grosso rischio e che poteva essere un pericoloso boomerang che mi si poteva ritorcere contro. Ma era quello che i tifosi volevano sentire ed io prima di espormi avevo chiesto ed ottenuto certezze assolute in proposito”.
 
Oltre a Coda l'istant team prevede anche Strootman, Puscas, Aramu e la conferma di Badelj, che ha un ingaggio da alta serie A (un milione e 400 mila euro), Sturaro, Gudmundsson, Bani, Fendrup e Hefti. Tra i giocatori che la Juve propone in cambio di Cambiaso la scelta, decisamente azzeccata, cade su Dragusin. Spors poi è pronto a giurare sulle qualità di Martinez, portiere che nel Lipsia stava ammuffendo a fare panchina a Gulacsi, ma che aveva già esordito nella Nazionale maggiore spagnola. Vogliacco, Sabelli e Jagiello rientrano dai prestiti. Per la corsia di sinistra si punta su Pajac, che però sarà messo fuori combattimento dalla rottura del crociato. Arrivano anche gli svincolati Yalcin e Ilsanker, che ha un passato importante con l'Eintracht Francoforte e la nazionale austriaca.
 
Ma ad un certo punto sorge il dubbio che quella che avrebbe dovuto essere una corazzata non è proprio un'invincibile armata. Il contorto 4-2-2-2 di Blessin non convince soprattutto i giocatori e poco a poco il tecnico tedesco perde completamente la fiducia dello spogliatoio. Il pareggio in casa col Como è un campanello d'allarme, poi c'è la sconfitta di Perugia ma a Blessin viene incredibilmente concessa una prova d'appello, nonostante il campionato si fermi e ci siano i presupposti migliori per cambiare. Si riparte ed una squadra ormai alla deriva perde in casa col Cittadella.
 
E mai sconfitta fu più provvidenziale. Il ceo Blazqez a Sestri Levante ha un abboccamento con Andreazzoli, il direttore sportivo Ottolini contatta Ranieri ma alla fine la scelta cade su Gilardino che inizialmente ha la qualifica di allenatore “ad interim”. Vince all'esordio con il Sudtirol, pareggia ad Ascoli, batte in casa il Frosinone e la sera di Santo Stefano, a Bari, ecco un altro passaggio fondamentale verso la serie A. Il Genoa vince 2 a 1 in casa di un'avversaria diretta ed in un colpo solo cancella quella postilla “ad interim” e fa del tecnico arrivato dalla Primavera l'allenatore a tutti gli effetti della squadra che marcerà spedita verso la serie A.
 
Gilardino oltre ad abbandonare il bizzarro modulo adottato da Blessin e affidarsi al 3-5-2, promuovendo titolare Vogliacco che era stato misteriosamente relegato tra le riserve, fa diventare granitico un gruppo alla deriva. Ha impressionato come, dopo la vittoria di Cittadella (esattamente un girone dopo la Caporetto di Blessin), sotto la curva hanno festeggiato con genuino trasporto insieme ai compagni anche Tourè, che pure non ha ancora fatto nemmeno un minuto, ed Hefti che dalla Champions e passato alla panchina in serie B.
 
Ma quella sera a Bari, il Genoa ha ritrovato un giocatore che era stato accantonato e che invece diventerà un altro straordinario protagonista: Josep Martinez. Aveva avuto un inizio incerto perché, chiuso da Gulacsi, nel Lipsia non giocava da tempo ed il suo è un ruolo dove la tensione da gestire nella partita non è allenabile durante la settimana. A Bari ha giocato con 39 di febbre solo perché Semper era rimasto a Genova con l'influenza. Ed è stata la svolta: il calcio é pieno di sliding doors. La parata all'ultimo secondo, inchiodando sulla linea il colpo di testa di Salcedo, ha ricordato quella di Zoff su Oscar al Mondiale dell'82. Nella sua magica stagione ci sono altre due perle: lo straordinario colpo di reni sul pallonetto di Canotto contro la Reggina a Marassi e la parata da portiere di pallamano su Odogwu a Bolzano. Fortissimo coi piedi non si limita a rinvii perfetti, ma scova linee di passaggio come se fosse un regista. E' un portiere “europeo” per struttura e per il modo di interpretare il ruolo, va infatti sempre a cercare la palla alta anche nelle aree più affollate.
 
I campionati si vincono con la difesa: Genoa e Frosinone lo hanno confermato. E se Martinez ha sicuramente disputato una stagione straordinaria e siamo tutti d'accordo sul fatto che all'azione difensiva per essere efficace devono partecipare anche centrocampisti e attaccanti, ma non si è la squadra che ha subito meno gol e con più clean sheet all'attivo se non si ha una linea arretrata d'eccellenza. E là dietro davvero non è passato uno spillo: Bani, Vogliacco e Dragusin sono stati monumentali.
 
Gilardino ha saputo riproporre al meglio tre vecchietti straordinari come Sturaro, Badelj e Strootman che in mezzo al campo hanno dettato legge e ha anche trovato la posizione ideale per Gudmundsson. Seconda punta con facoltà di spaziare per il campo a suo piacimento. I numeri dicono che ha ottenuto 48 punti sui 63 disponibili (su 21 partite ne ha vinte 14, pareggiate 6 e perso soltanto a Parma). Insomma, l'ex mister ad interim la riconferma in serie A se l'è guadagnata sul campo.