Genoa, Gilardino impacchetta Inzaghi. Ma Doveri è una calamità
di Gessi Adamoli
5 min, 39 sec
Com’è possibile che un arbitro, per di più di lungo corso come Doveri, non veda Bisseck che spinge via Strootman con entrambe le mani appoggiate sulla schiena? E com’è anche possibile che Piccinini (per inciso quello che in Genoa Milan convalidò il gol di mano di Pulisic) al Var non ritenga di intervenire? Mauro Bergonzi, il fuoriclasse tra gli ex arbitri passati a fare gli opinionisti televisivi, al Derby del Lunedì ha più volte sottolineato come per Doveri questa sia un’annata particolarmente travagliata: “E’ fuori forma. Mettiamola così…”. Quanto a Piccinini non ha avuto la personalità per intervenire a correggere un collega più esperto e quotato.
In piena era tecnologica già nell’intervallo, dunque appena pochi minuti dopo il fattaccio, a Marassi girava il video del fallo di Bisseck su Strootman. Del fatto che Doveri l’avesse combinata grossa ne era così al corrente tutto lo stadio, compresa la Nord che era a 100 metri dal fattaccio e dove, tra uno sventolio di bandiere e l’altro, la partita più che vedersi si intravede. Probabilmente quel video l’ha visto anche Doveri che così è rientrato in campo in pieno stato confusionale ed il suo secondo tempo è stato un calvario. Nonostante la sua consolidata sudditanza psicologica, è riuscito persino a scatenare le proteste dei giocatori dell’Inter per un fallo laterale che onestamente il Genoa aveva battuto almeno una decina di metri più avanti e che aveva innescato una pericolosa ripartenza di Gudmundsson. Nonostante non abbia sanzionato col giallo un paio di entrate durissime su Martinez, ha invece ammonito Dragusin per un fallo su Sommer, il portiere dell’Inter che aveva perso palla. Il difensore rumeno aveva cercato di intervenire senza alcuna intenzione di far male e non in maniera particolarmente rude. È il primo giallo del suo campionato, sverginato alla diciottesima giornata: niente male per il difensore di una squadra neopromossa e che ha la salvezza come obiettivo.
Ma dilungarsi sulla pessima prestazione di Doveri, rischia di far passare in secondo piano i meriti del Genoa che ha giocato per lunghi tratti di partita alla pari contro la squadra favorita per la vittoria finale del campionato. Gilardino è partito con 9 undicesimi della passata stagione: De Winter e Martin gli intrusi. Un Genoa costruito attorno alla personalità e al mestiere di Badelj e Strootman che Gilardino ha inizialmente preferito a Malinovskyi È il gruppo il segreto del tecnico rossoblù: coeso, compatto, ferocemente determinato per centrare il risultato. E di questo gruppo Badelj e Strootman sono i leader.
Gilardino ha vinto la sfida con Simone Inzaghi. Quello che ha sfidato l’Inter è stato il Genoa che tutti i tifosi speravano di vedere. Coraggioso e generoso, ma anche organizzato e duttile tatticamente. In svantaggio ha saputo rimontare una squadra che le partite una volta sbloccate le mette in ghiaccio e difficilmente si fa rimontare. Ma questo Genoa da battaglia è stato più forte anche dell’anatema che Pier Luigi Gambino, in tribuna stampa, aveva lanciato poco prima che le squadre scendessero in campo: “L’Inter il risultato è solito sbloccarlo tra il 40’ ed il 45’ del primo tempo. E poi nelle prime battute della ripresa mette a segno il raddoppio”. Immediatamente sono partiti gli scongiuri di rito ma effettivamente al 42’ è arrivato il gol di Arnautovic. Senonché il Genoa grazie a Dragusin la partita l’ha rimessa in pista già nel maxi recupero del primo tempo.
E alla faccia di chi lo accusa di essere un difensivista, Gilardino ha provato anche a vincere inserendo, ad una dozzina di minuti dal termine, Messias al posto di Martin. Terzino proprio come nel finale della partita della Juventus. Quanto a Martin è stata certamente la sua miglior prestazione genoana, ha sfornato cross in quantità industriale dalla corsia di sinistra. Piuttosto stupisce come Inzaghi, che dovrebbe essere al corrente del disagio dello spagnolo in fase difensiva, dalla sua parte abbia messo Darmian e non un giocatore che attaccandolo potesse metterlo in difficoltà.
Ekuban, che mercoledì al Genovese in occasione dello spettacolo dei Bruciabaracche aveva fatto il pieno di selfie e di autografi, ha giocato una buona partita a conferma di quanto il gol per un attaccante sia importante: gli dà fiducia, autostima ed entusiasmo. Ed in questo momento in campo vanno il miglior Ekuban ed il peggior Retegui, nemmeno una lontana controfigura del centravanti che aveva avuto un impatto devastante sul campionato italiano.
Con la rosa al completo, Gilardino ha provato a giocarsela anche con la panchina (nemmeno questa volta però a ha fatto tutti e cinque le sostituzioni). I cambi gli potevano dare la possibilità di giocare un’altra partita nella partita, non voleva escludersi a priori alcuna possibile variante e così ha portato tutti i giocatori a sua disposizione (compreso il giovane Fini), rinunciando al terzo portiere Sommariva.
Martinez è rimasto stoicamente in campo nonostante l’infortunio per poi stramazzare a terra al fischio finale dopo otto minuti di recupero. Col portiere azzoppato (in teoria Gilardino avrebbe avuto ancora un cambio a disposizione) si è tornati al calcio di una volta dove le partenze da dietro erano considerate un sacrilegio e dei rinvii dal fondo (“meali” alla genovese) non doveva occuparsi il portiere. Il primo l’ha calciato Bani, il secondo Malinovskyi quando la partita era ormai agli sgoccioli: una botta impressionante a spedire la palla il più lontano possibile.
L’ultima annotazione riguarda la terza maglia, quella color oro. E non solo per sottolineare che porta fortuna: è ancora imbattuta nonostante gli avversari siano stati il Napoli campione d’Italia e Juventus ed Inter ovvero le due pretendenti allo scudetto. A molti tifosi genoani non piace non perché sia brutta ma perché nell’immaginario collettivo il Genoa ha una sola maglia: rossoblù. Una presa di posizione più che legittima, ma anche i più intransigenti custodi della tradizione devono riflettere sul tentativo da parte della proprietà americana di esportare il brand Genoa anche fuori dall’Italia. In questo senso va intesa la mossa di ingaggiare Rita Ora (star inglese con 16 milioni di follower su Instagram) per il lancio della campagna “Dark Golden Side of City”. E al proposito le parole dell’amministratore delegato Andres Blazquez sono particolarmente utili: “Il Genoa è un club storico con origini e realtà cosmopolite. Il nostro impegno è esporre il Genoa ad un nuovo pubblico, quello di tutto il mondo”.
L’ultima annotazione riguarda la terza maglia, quella color oro. E non solo per sottolineare che porta fortuna: è ancora imbattuta nonostante gli avversari siano stati il Napoli campione d’Italia e Juventus ed Inter ovvero le due pretendenti allo scudetto. A molti tifosi genoani non piace non perché sia brutta ma perché nell’immaginario collettivo il Genoa ha una sola maglia: rossoblù. Una presa di posizione più che legittima, ma anche i più intransigenti custodi della tradizione devono riflettere sul tentativo da parte della proprietà americana di esportare il brand Genoa anche fuori dall’Italia. In questo senso va intesa la mossa di ingaggiare Rita Ora (star inglese con 16 milioni di follower su Instagram) per il lancio della campagna “Dark Golden Side of City”. E al proposito le parole dell’amministratore delegato Andres Blazquez sono particolarmente utili: “Il Genoa è un club storico con origini e realtà cosmopolite. Il nostro impegno è esporre il Genoa ad un nuovo pubblico, quello di tutto il mondo”.
Condividi:
Altre notizie
Genoa, una sconfitta su cui meditare. E Zangrillo parla al popolo rossoblù
02/09/2024
di Gessi Adamoli
Solido, determinato, concreto: il Genoa ha il Dna del Gila
25/08/2024
di Gessi Adamoli
Genoa, tanti interrogativi e una certezza: Gilardino
18/08/2024
di Gessi Adamoli
Blazquez a Telenord: tutto quello che ha detto. E che non ha potuto dire
26/06/2024
di Gessi Adamoli
Genoa: i 777 pensano di fare un passo indietro, i finanziatori di A-Cap pronti a scendere in campo
25/06/2024
di Gessi Adamoli
Peccato, il campionato è già finito! Gilardino ha costruito una macchina perfetta
27/05/2024
di Gessi Adamoli