Genoa, Gilardino come Beckett. Finale di partita da teatro dell'assurdo

di Gessi Adamoli

3 min, 53 sec
Genoa, Gilardino come Beckett. Finale di partita da teatro dell'assurdo

Il libro che Alberto Gilardino tiene sul comodino è "Finale di partita" di Samuel Beckett l'inventore del Teatro dell'Assurdo. Ed è proprio nei finali di partita, che spesso hanno dell'assurdo, che l'allenatore genoano rischia di vanificare tutto ciò che di buono la sua squadra produce per oltre ottanta minuti. Certi dati sono inquietanti e ormai non si può più parlare di coincidenze. A Monza infatti è andata proprio come con Torino, Lecce, Napoli, Udinese, Milan e Frosinone. Se le partite finissero all'83' il Genoa sarebbe quarto in classifica e invece è sestultimo con solo quattro punti di margine dalla zona rossa e con un calendario, prima del giro di boa, da fare tremare i polsi: Juventus e Inter a Marassi, Sassuolo e Bologna in trasferta.

 

Le partite ormai si giocano in 16, i subentrati hanno un ruolo determinante. Ma i cambi di Gilardino per qualcuno sono tardivi o comunque inappropriati. Si può discutere certamente sulla qualità di una panchina che il tecnico rossoblù evidentemente non ritiene all'altezza se anche a Monza vi ha fatto ricorso solo nel finale ed utilizzando unicamente tre giocatori (il terzo cambio, quello di Messias, è stato obbligato dall'infortunio del brasiliano) invece dei cinque previsti dal regolamento. Per altro non può non suscitare qualche perplessità l'ostracismo nei confronti di Thorsby e Kutlu, che provengono da squadre (Union Berlino e Galatassaray) che anche grazie al loro apporto hanno conquistato l'accesso alla Champions League. Per altro erano entrati in campo a causa degli infortuni a Badelj e Strootman già nel primo tempo con la Roma, quella che nell'immaginario collettivo dei tifosi rossoblù è considerata la partita dell'anno.

 

E siccome il calcio sa essere crudele e beffardo la statistica dice anche che il Genoa è la squadra di tutta la Serie A ad aver subito più gol da giocatori entrati dalla panchina. Con quello di Mota Carvalho in totale sono 10.

 

A Monza, come a Frosinone, il Genoa ha perso una partita in cui già il pareggio gli sarebbe andato stretto. Nel secondo tempo in campo c'era una squadra sola e forse proprio questo ha ingolosito Gilardino che, contro un avversario falcidiato dalle assenze, ha provato a vincere. Ha inserito Fini, che è un attaccante esterno, al posto di Haps, un laterale, ma soprattutto, proprio come a Frosinone, ha cambiato modulo nelle ultime battute. E la scelta è risultata nuovamente fatale.

 

Il gol subito ricorda beffardamente proprio quello di Frosinone. Gli avversari hanno sfondato sulla corsia di sinistra genoana (era successo pure a Cagliari in occasione del gol di Zappa) e sulla passa messa al centro De Winter era troppo distante dall'avversario, dimenticando che si chiama marcatura a zona perché bisogna andare ad uomo della propria zona di competenza. Le non esaltanti prestazioni di De Winter, che comunque viene preferito a Vogliacco, non possono che aumentare il rimpianto per l'infortunio che costringe Bani ai box.

 

Errare humanum est, perseverare autem diabolicum. Gilardino non si è fatto guidare dalla saggezza degli antichi. Oltre a cambiare nuovamente la disposizione tattica in una partita di cui la sua squadra aveva pieno controllo, ha insistito nel proporre Hefti che non è proprio quel che si suol dire un talismano. Ogni volta che entra il Genoa finisce per prendere gol. Questa volta non è stato lui a combinare la frittata, anche se grida vendetta una triangolazione che non è riuscito a chiudere con Gudmundsson.

 

Certi errori di inesperienza non possono far dimenticare l'eccellente lavoro svolto da Gilardino, non solo nella passata stagione ma anche in quella in corso, affrontata spesso con tante assenze pesanti. E a questo proposito va osservato come Retegui sia formalmente in campo, ma è come se ci fosse la sua controfigura considerato quanto sia ancora lontano da una condizione accettabile.

 

Chi ora contesta e chiede la testa del tecnico è probabilmente tra coloro che questa estate, mentre la società rifletteva se dare fiducia a Gilardino anche in Serie A oppure puntare su un allenatore che conosceva meglio la categoria, faceva pressione perché venisse riconfermato l'allenatore della promozione. Prese di posizione umorali, condizionate dall'ultimo risultato e non da una visione più di prospettiva. Proprio per questo Gilardino, in attesa del mercato, va messo nella condizione di operare nella massima serenità.

 

Venerdì c'è la Juventus. Una di quelle partite impossibili, che hanno sempre storicamente esaltato la voglia di sfida del Grifone. E se la Nord spingerà come nel finale della partita con l'Empoli, ci potrebbe anche scappare l'impresa. Altrimenti calma, non sono certo queste le partite da cui passa la salvezza del Genoa.