Genoa coraggioso e determinato, solo applausi a Gilardino e ai suoi ragazzi
di Gessi Adamoli
3 min, 31 sec
Passerà alla storia e non solo perché è stata e probabilmente lo rimarrà per molto tempo, la partita più lunga nella storia del Genoa. Quella con l’Atalanta verrà anche ricordata per il lungo e caloroso applauso che, subito dopo il terzo gol bergamasco, è partito dalla Nord ed è stato poi condiviso da tutto lo stadio. Un riconoscimento alla determinazione e al coraggio col quale il Genoa si è battuto contro un avversario qualitativamente e fisicamente più forte. Un divario che per 88 minuti, ovvero sino all’occasione per pareggiare che Gudmundsson non ha sfruttato, sul campo era stato annullato. Poi, nel maxi recupero, l’Atalanta ha colpito impietosamente altre due volte una squadra tutta sbilanciata in avanti con un 4-2-4 a trazione maxi anteriore.
Ancora una volta il Genoa è stato Ettore, eroe epico generoso ma perdente. Ma questo alla sua gente non dispiace: “Quelli che se perdi non fa niente”. Anche se il risultato è negativo, il tifoso rossoblù apprezza la volontà di giocarsela alla pari contro avversari sulla carta più quotati, premia la squadra che in campo dà tutto e va anche oltre quelle che sono le sue possibilità. E non a caso, dopo 42 anni, ci si ricorda ancora, dopo un Genoa-Udinese terminato 3 a 2 per i friulani, gli applausi calorosi che a fine partita salutarono l’uscita dal campo di Onofri e compagni.
La partita è come se fosse finita 2 a 1, i gol di Zappacosta e soprattutto quello di Toure (che senso ha avuto il recupero del recupero quando ormai il risultato era di 3 a 1?) non contano. Il maestro Gasperini per vincere la sfida con l’allievo Gilardino ha avuto bisogno di quelle che i cronisti di una volta definivano prodezze balistiche. De Ketelaere si è inventato un gol da cineteca, ma tutta la sua partita è stata superlativa (e dire che Maldini è stato cacciato con ignominia per averlo portato al Milan), e Koopmeiners ha pennellato su punizione.
In mezzo c’è stato il gol di Malinovskyi che ha sfoderato il suo gran mancino ed anche in questo caso si è trattato di una conclusione sul quale il portiere dell’Atalanta non ha potuto nulla. Proprio Carnesecchi è stato, ovviamente insieme a De Ketelaere, il migliore della squadra di Gasperini e questo la dice lunga su quanto il Genoa abbia saputo mettere in difficoltà l’Atalanta.
Vitinha, che ha confermato l’impressione positiva lasciata nei pochi minuti in cui era stato in campo a Empoli, è entrato solo al 92’ e qualcuno si è domandato se non fosse stato il caso di anticipare il suo ingresso. Ma il calcio è fatto anche e soprattutto di equilibrio tattico e questo non va certo ricordato a Gilardino che ha sempre mandato in campo squadre estremamente compatte e con le giuste distanze. Dunque non saranno molte le occasioni in cui vedere in campo contemporaneamente Retegui e Vitinha che sono complementari come caratteristiche ma difficilmente il Genoa potrebbe permettersi un ulteriore attaccante come Gudmundsson. E intanto c’è anche Messias, finalmente recuperato, che preme. Insomma, Gilardino, che contro Salernitana e Lecce, era stato bravissimo a fronteggiare l’emergenza deve essere altrettanto abile a gestire l’abbondanza.
In mattina fuori dalla Nord era stata inaugurata la targa in ricordo di Pippo Spagnolo ed era stato uno di quei momenti molto genoani dove si scaldano i cuori e affiorano tanti ricordi. C’erano i suoi ragazzi, anche se ormai coi capelli grigi. “I to figgeu” come scritto nello striscione che ha fatto da sfondo alla cerimonia insieme a quello storico, datato 1970, “Ieri, oggi, domani sempre genoani”. C’erano i rappresentanti delle istituzioni (l’assessore allo sport Alessandra Bianchi) e della società e soprattutto c’erano tanti genoani alla inaugurazione della targa realizzata dall’Associazione dei Club e voluta da tutto il popolo rossoblù a dieci anni della morte.
“Sei genoano e vuoi anche vincere…”. Però quando si gioca come contro l’Atalanta è giusto uscire tra gli applausi.
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