Genoa alla Gasperini: Gilardino distrugge Mourinho
di Gessi Adamoli
Un altro capolavoro di Gilardino, dopo quello con la Lazio e quello (a metà) col Napoli. Per affondare la Roma schiera un Genoa alla Gasperini e non solo perché torna alla difesa a tre. Duelli ad uomo a tutto campo al punto che è capitato che Dragusin andasse a pressare su Pellegrini fino al limite dell'area di rigore avversaria: “Volevo andare sui loro riferimenti perché sapevo che tra le linee avrebbero potuto metterci in difficoltà con Pellegrini e Dybala”. Il Genoa sta bene fisicamente e si è potuto permettere questa partita di altissima intensità, ma ha anche uno spirito di squadra granitico che è poi quello che lo scorso anno ha permesso di rimediare alla disastrosa gestione Blessin e centrare la promozione. Tutti per uno, uno per tutti: ma per davvero, non a chiacchiere.
In campo contro la Roma ci sono 8 giocatori della squadra della serie B, poi c'è Vazquez che è rientrato dal prestito alla Cremonese. Di fatto l'unico nuovo negli undici di partenza è così Retegui che Beppe Nuti paragona a Batitusta e l'accostamento, partita dopo partita, non sembra poi così un'eresia. Di sicuro in area di rigore è una sentenza. Il suo gol, al di là dello slalom irresistibile di Gudmundsson e della ispirata sponda al volo di Thorsby, è anche stilisticamente pregevole. E poi lotta, combatte, aiuta la squadra anche in fase di copertura. Chi più spende meno spende: meglio un giocatore vero da 12 milioni (più bonus) che tre mezzi giocatori da 4 milioni.
Ma il voto più alto in pagella è per Gudmundsson. “Uno così nel Real Madrid non sfigurerebbe”, ha esclamato Claudio Onofri nella diretta in Stadio Goal. Poi, ma solo mezzo gradino più sotto, Dragusin, che passa con estrema disinvoltura dallo scontro di forza a Torino con Zapata a Pellegrini che svaria per tutto il campo. Straordinari anche Vazquez e Frendrup. E si è subito inserito subito molto bene Messias che ha confermato di essere il giocatore che mancava al Genoa: talentuoso ma anche tatticamente affidabile. Finita la partita è andato a farsi un selfie sotto la Nord. Per lui, che sino a 24 anni scaricava elettrodomestici e giocava nei campionati Uisp, dopo quelle con Crotone e Milan riparte una nuova avventura. E gli si può perdonare (ma solo perché si era sul 4 a 1), l'eccesso di egoismo che l'ha portato a cercare la doppietta, avventurandosi in un'azione personale invece che servire Gudmundsson e Retegui.
Non è piaciuto invece l'arbitro Orsato che pure è, di gran lunga, il miglior direttore di gara italiano. Ha graziato Pellegrini per un intervento da dietro su Sabelli che poi ha dovuto essere sostituito (ci stava almeno il giallo) e ha permesso a Mancini di rifilare nel giro di pochi minuti due gomitate a Kutlu. Il secondo giallo non è arrivato e così Mourinho, per non rischiare, nell'intervallo l'ha lasciato negli spogliatoi.
I professionisti del mugugno Gilardino questa volta l'avevano contestato addirittura prima della partita: “Ma come si fa andare in campo con cinque difensori?”. Il Gila dopo aver dato scacco matto a Sarri e Garcia dal punto di vista della strategia ha però annientato anche Mourinho che contro il Genoa non aveva mai perso. E si spera che adesso che possa essere finalmente giudicato come un allenatore che (come tutti i suoi colleghi) qualche volta sbaglia ma spesso ci azzecca e non come un perenne precario della panchina. Non ha avuto paura, per avere più copertura sulla fascia sinistra, a giocarsi la carta Matturro che lo scorso aveva messo assieme soltanto 56 minuti (11 a Benevento e il primo tempo di Parma) ma che in estate era stato protagonista con l'Under 20 dell'Uruguay diventata campione del mondo. Strada facendo Gilardino dopo avere perso Badelj e Strootman, i professori ai quali aveva dato le chiavi del centrocampo, si è trovato costretto a giocare un'altra partita. L'impostazione tattica non è cambiata ma è mutata però la modalità di esecuzione con due giocatori, Thorsby e Kubtlu, molto meno pensanti ma più dinamici. Il norvegese ha poi quella capacita di inserimento che diventa preziosa per una squadra come il Genoa che ha il suo difetto maggiore nel “riempire” poco l'area di rigore avversaria. E così è stato determinante in occasione del secondo gol con la sponda a Retegui, ha segnato il terzo e in scivolata è arrivato a pochi centimetri dalla palla che poi è arrivata a Messias (quarto gol).
Per un'assurda gestione di anticipi e posticipi da parte della Lega Calcio il Genoa ha solo due giorni di giorni per recuperare le energie e presentare ad Udine una squadra all'altezza di un avversario che vale molto più della sua classifica (con la Fiorentina dove il risultato avrebbe dovuto essere al contrario). Comunque la partita di giovedì sera a Marassi resterà nella storia. Bello, intenso e spettacolare: belin che Genoa!
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