Finisce a Ponte Doria dopo 107 giorni il sogno del giro del mondo in nave. Oggi seconda giornata di sbarchi
di Michele Varì
Costa Deliziosa. Prosegue l'operazione di sbarco dei 1519 passeggeri: oggi pullman per l'aeroporto, poi in volo verso casa
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"I am from Germany, viaggio perfecto, no corona...". Dice poche parole con un inglese maccheronico abbassando il finestrino del suv scuro preso a noleggio, poi l'abbronzato giovane turista appena sbarcato dalla Costa Deliziosa insieme alla giovanissima e bellisima compagna dai tratti orientali sgomma e sparisce verso l'autostrada, come a scappare dal porto e dal mare.
I due croceristi tedeschi sono stati gli fra i pochi ad sbarcare e allontanarsi, con un mucchio di bagagli, su un vecolo privato. Per gli altri solo posto sulla trentina di pullman giunti da ogni parte d'Europa, ma soprattutto dalla Svizzera e dall'Umbria, che li attendevano a ponte Andrea Doria. Metà sono partiti ieri, gli stanno partendo oggi con altri venti pullman, per buona parte diretti all'aeroporto di Genova Cristoforo Colombo dove sono pronti i volti charter per diverse località d'Europa.
E' finito con un po' di souspance il (quasi mezzo) giro del mondo in 107 giorni di 1519 passeggeri, di cui 309 italiani, ottocento membri dell'equipaggio: all'arrivo a Ponte Adrea Doria, dopo una notte passata alla fonda davanti a Genova, i medici hanno dovuto visitare una sessantina di passeggeri che accusavano qualche sintomo, anche se il coronavirus era quasi escluso visto che i passeggeri non toccavano terra dal 14 marzo, quando avevano visitato una città australiana. Anche per loro i rigidi medici della Sanità Marittima che dipendono direttamente del ministero della salute, hanno escluso contagi ed hanno dato il via libero allo sbarco.
Ore 15.30 di ieri: è un boato in stile stadio dei passeggeri nel ponte più alto a sancire l'attracco e la fine di un incubo. Sotto, sul piazzale, un brulicare di pullman, i portuali della Culmv, gli ormeggiatori e lo staff di Costa Crociere vestito di blu, la Capitaneria di Porto, la Polizia di frontiera. Perché se anche per quasi tutti i passeggeri la Costa è stata quasi perfetta nell'affrontare questa emergenza pandemia, per i passeggeri quello che doveva essere il sogno della vita si è rivelato un viaggio pieno di ansie e incertezze. Normale alla fine l'interruzione a due terzi del tour e il ritorno mesto verso casa. Non a Venezia, da dove la Deliziosa era partita, ma a Genova: perché quando la testa è piena di pensieri è meglio tornare al più presto al sicuro, a casa.
Partita da Venezia la Costa Deliziosa aveva attraversato il Canale di Panama, raggiunto Ecuador, Perù, Cile e Isola di Pasqua, Polinesia, Nuova Zelanda, Giappone, e fra le altre, l' Australia, l'ultima tappa, poi stop, si è dovuto rinunciare a Singapore, Dubai, Oman, Egitto e Grecia e altre tappe ancora. Ma tornare a casa per i passeggeri non è stato facile: alcuni quando il 14 marzo si è deciso lo stop dall'Australia avrebbero voluto salire su un charter e volare in Italia in poche ore. Ma non è stato possibile e così la Deliziosa è stata costretta ad più triste dei viaggi di ritorno: solo scali tecnici per fare carburante, nessuna possibilità per i passeggeri di scendere sgranchirsi le gambe. L'ultimo schiaffo da Malta, che proprio una perla d'isola non è, ma tant'è. Scalo obbligato a Marsala, in Sicilia, per ricoverare un anziano con problemi respiratori: a bordo l'apprensione si è sciolta quando si è appreso che era negativo al Covid. Un decesso c'è stato, un infarto ha stroncato una donna italiana poi sbarcata nella bara.
L'ultimo contrattempo a Genova: una burrasca di vento ha costretto il comandante e far slittare l'attracco di 24 ore. Un giorno in rada davanti a Quinto, il tempo di postare qualcosa su Fb, anche sulla pagina creata dai fedelissimi della Costa per vivere anche in remoto il giro del mondo edizione 2020. Nei post complimenti al comandante, poche lamentele, anche perché la compagnia di navigazione rimborserà la parte di viaggio, appunto un terzo, che è stato cancellato. Dopo il dietro front la nave alle mete prefissate si è avvicinata solo per gli scali tecnici, fare il pieno di carburante e altri generi di necessità, ma i passeggeri le città e le agognate spiagge le hanno potute vedere solo dagli oblò.
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