Ex Ilva, Mittal chiede la cassa integrazione a Taranto: anche Genova trema

di Fabio Canessa

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La proprietà: "Grave crisi di mercato", i sindacati liguri: "Brutto segnale per Cornigliano"

Ex Ilva, Mittal chiede la cassa integrazione a Taranto: anche Genova trema
ArcelorMittal Italia annuncia che,a causa della grave crisi di mercato, "si trova oggi nella necessità di ricorrere temporaneamente alla Cassa Integrazione Guadagni Ordinaria (Cigo). Il provvedimento interesserà lo stabilimento di Taranto per un numero massimo al giorno di circa 1.400 dipendenti per 13 settimane. L'azienda ha già contattato le Organizzazioni sindacali e le rappresentanze sindacali unitarie di Taranto per informarle di questa operazione". "È una decisione difficile, ma le condizioni del mercato sono davvero critiche in tutta Europa. Ci tengo a ribadire che sono misure temporanee, l'acciaio è un mercato ciclico". Lo sottolinea l'AD di ArcelorMittal Italia, Matthieu Jehl, dopo che l'azienda ha annunciato la necessità di dover ricorre alla Cig nello stabilimento di Taranto per un numero massimo al giorno di circa 1.400 dipendenti per 13 settimane. L'annuncio di 13 settimane di cassa integrazione per 1400 lavoratori Ex Ilva a Taranto è una doccia fredda anche a Genova "visto che solo pochi giorni fa il gruppo aveva spiegato che la riduzione della produzione in Europa non avrebbe interessato l'Italia", commenta il segretario genovese della Fiom Bruno Manganaro. "E' un brutto segnale e un messaggio pericoloso soprattutto per quanti vogliono che l'Ilva chiuda" aggiunge. Se il provvedimento riguarda al momento solo Taranto, la preoccupazione si estende anche allo stabilimento di Genova Cornigliano: "Siamo preoccupati - dice Manganaro - visto che da Taranto parte la produzione dell'acciaio che lavoriamo a Genova e visto che comunque a Genova finora non sono ancora stati garantiti nemmeno i mille lavoratori previsti dall'accordo". Oltre al merito, vale a dire la scelta dello strumento della cassa integrazione ordinaria a pochi mesi dall'affitto degli impianti, per il segretario della Fiom genovese c'è anche un problema di metodo: "Per lunedì 10 giugno è stato fissato un incontro a Roma per fare il punto sui primi cinque mesi dal passaggio dell'Ilva ad Arcelor: avrebbero potuto tranquillamente spiegare il problema in quella sede e vedere se insieme riuscivamo ad individuare un'alternativa. Un brutto segnale quindi anche da questo punto di vista". "È una brutta notizia che speriamo non abbia ripercussioni negative anche per Genova - aggiunge il segretario della Fim Alessandro Vella - L’avvio della procedura di Cigo è sicuramente una situazione dovuta al mercato ma anche a 6 anni di commissariamento dove si è navigato a vista e si è fatto poco o nulla. Da tempo la Fim Cisl ha denunciato che sarebbe stata dura riprendere quote di mercato dopo 6 anni di commissariamento. Non solo, non si è fatto nulla sugli investimenti produttivi utili allo stabilimento di Cornigliano sulla banda stagnata e ancor più grave poco su impianti e sicurezza. L’ultimo grave incidente ne è la testimonianza con il lavoratore ancora in ospedale".