Europa, le imprese chiedono regole chiare per la transizione verde
di R.S.
Dopo il rallentamento del Green Deal, 110 aziende europee scrivono al Parlamento Ue: “Non indebolite gli obblighi sui piani climatici”
Mentre l’entusiasmo politico per il Green Deal europeo sembra affievolirsi, le aziende continuano a investire nella transizione ecologica ma temono un passo indietro.
La Commissione Juri ha approvato modifiche al pacchetto Omnibus che riducono drasticamente il numero di imprese soggette agli obblighi di rendicontazione e ai Piani di transizione climatica.
Le nuove soglie limiterebbero la CSRD alle aziende con oltre 1.000 dipendenti e 450 milioni di fatturato (da 47.000 a 4.700 realtà in Europa) e la CSDDD a quelle con più di 5.000 dipendenti e 1,5 miliardi di fatturato (da 7.000 a 2.000).
Contro questa semplificazione, 110 imprese italiane ed europee, coordinate da Nativa e Fondazione per lo Sviluppo attraverso la rete CO2alizione, hanno firmato una lettera-appello al Parlamento europeo chiedendo un quadro normativo stabile e strumenti finanziari per sostenere la transizione.
«Le aziende vogliono una transizione reale, non solo di facciata» spiega Elena Basile di Nativa.
Tra i firmatari figurano Chiesi, Faac, Kerakoll, Florim, Mutti, Casillo, Bureau Veritas, Antica Erboristeria, Capua 1880 e Sardex.
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