Esercenti e supermercati: lotta continua
di Paolo Lingua
La pandemia ha messo in ginocchio e comunque ha pesantemente danneggiato l’attività di centinaia (per non dire migliaia) di piccoli esercizi operativi in tutti i settori merceologici. Genova – e non solo il capoluogo – è sempre stata caratterizzata da una presenza diffusa del cosiddetto piccolo commercio: una presenza capillare, fitta in tutti mi quartieri, ma ora questa realtà oscilla. Accanto a crisi strutturali legate alla modifica della distribuzione commerciale, il coronavirus, con chiusure e aperure alternate e a limitazioni di o0rari, ha dato il colpo di grazia a molte piccole imprese familiari e ha ridotto anche in imprese di maggiori dimensioni il numero dei dipendenti. Questa spiega, in gran parte anche se si tratta d’una vicenda che ha radici lontane, la polemica esp0losa con l’annuncio della modifica del piano regolatore dell’area di San Benigno, per fare spazio al nuovo supermercato del gruppo Esselunga, che pure ha inaugurato da pochi mesi una imponente sede in Albaro e ha annunciato di voler decollare anche alla Fiumara. Il consiglio comunale, nei giorni scorsi, ha approvato, tra le polemiche dell’opposizione di centrosinistra e le proteste dei commercianti, la variante al piano regolatore per consentire il via libera ai lavori per la sistemazione dell’area di San Benigno.
Ancora oggi l’associazione Confesercenti di Genova, per bocca del suo presidente Massimiliano Salvo ha ricordato che toccherà alla regione dare l’autorizzazione ai lavori, trattandosi degli spazi per “una grande struttura di vendita”, ricordando che la zona di San Benigno con pesanti parametri ambientali, considerato l’intenso traffico che la percorre, dovendo congiungere via Buozzi con Lungomare Canepa. Nei giorni scorsi, la Coop, che gestisce a Genova molti supermercati, in forte concorrenza con Esselunga, ha presentato ricorso al Tar in merito alla delibera del consiglio comunale. Alla base del ragionamento di chi avversa l’apertura di nuovi centri commerciali di grandi dimensioni, o per concorrenza, o per rischio di chiusura, c’è la radice d’una vecchia guerra che da decenni è divampata non soltanto a Genova.
C’è da dire, comunque, che i supermercati della Coop si sono diffusi sul territorio a partire dagli anni Ottanta supportati, per ovvi motivi politici, dalle giunte di sinistra che si sono susseguite in Comune e in Regione, sia pure nel “mugugno” generale e faticosi (e inutili) tentativi di mediazione. Il problema della grande diffusione, a livello internazionale, è fisiologico dell’economia del nostro tempo. Ora, dato che le richieste da parte dei consumatori sono di diversa natura e di diverso potenziale economico, si possono avere delle differenze di tipo qualitativo - in ogni genere merceologico – ma in questo contesto di andrà per forza di cose a anche a un distinguo qualitativo anche nel piccolo commercio. Ma la concorrenza si farà sempre più dura. Nel campo dei supermercati poi non esistono, al di là dei ricorso giudiziari e amministrativi, i “buoni” e i “cattivi”.
Possono esserci, a seconda dei territori e delle condizioni generali della popolazione, dei distinguo di carattere politico, un fenomeno più diffuso in passato. La diatriba, specificamente localistica, a Genova, ha appunto antiche origini e ruggini sedimentate che hanno ripreso fiato in questo momento molto particolare di crisi del settore commerciale e anche con tutte le sinistre all’opposizione sia in comune sia in regione. Non va dimenticato che Esselunga ha atteso molti anni prima di avere il via libera ad aprire un supermercato. La vicenda è destinata a trascinarsi ancora a lungo e non far scendere le polemiche. Occorrerà , anche stavolta, attendere la fine della pandemia per comprendere meglio quale sarà e come si realizzerà la tanto attesa ripresa economica.
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