Energia solare, le nuove celle in perovskite funzionano anche al chiuso
di F.S.
A differenza dei classici pannelli in silicio, rigidi e pesanti, possono essere realizzate in formati sottili, leggeri, flessibili e persino semitrasparenti

Un’importante novità nel settore dell’energia solare potrebbe rivoluzionare il modo in cui alimentiamo i nostri dispositivi. Un gruppo di scienziati guidati dalla National Yang Ming Chiao Tung University di Taiwan ha sviluppato celle solari in perovskite (PeSC) capaci di produrre elettricità anche in ambienti interni con luce limitata. Sebbene la tecnologia sia ancora in fase iniziale, rappresenta un passo avanti significativo per il fotovoltaico.
Le celle in perovskite sono già conosciute come una valida alternativa, più economica ed efficiente, rispetto a quelle tradizionali in silicio. Grazie alla loro struttura flessibile e alla capacità di convertire anche sorgenti luminose deboli in energia, queste celle vantano un’elevata efficienza di conversione (PCE), permettendo loro di generare elettricità anche in condizioni di scarsa illuminazione.
Un ulteriore progresso arriva dalla UNIST Graduate School of Carbon Neutrality in Cina, dove i ricercatori hanno messo a punto un nuovo rivestimento resistente al calore. Questo strato protettivo ha permesso alle celle di mantenere le proprie prestazioni per oltre 1.000 ore, anche in condizioni estreme di temperatura (85°C) e umidità (85%), migliorando sia la stabilità che l'efficienza del dispositivo.
A differenza dei classici pannelli in silicio, rigidi e pesanti, le celle in perovskite possono essere realizzate in formati sottili, leggeri, flessibili e persino semitrasparenti. Questa caratteristica le rende ideali per numerosi usi: dalla ricarica di piccoli dispositivi elettronici e indossabili, fino all’alimentazione di sensori per l’Internet delle Cose. Il Professor Fang-Chung Chen, responsabile della ricerca in Taiwan, evidenzia come queste celle possano raggiungere rendimenti paragonabili a quelli del silicio, con il vantaggio aggiuntivo di funzionare bene anche in ambienti chiusi.
Il segreto di questa efficienza in interni sta nella capacità di modificare il bandgap della perovskite, ovvero l’energia minima richiesta per attivare gli elettroni e generare corrente. Questo tipo di intervento molecolare non è possibile con le celle al silicio.
I test effettuati hanno mostrato che, in condizioni standard di luce solare, le celle taiwanesi hanno raggiunto un'efficienza del 12,7%. Ma sotto luce artificiale, come quella degli uffici, il PCE è salito fino al 38,7%: un risultato notevole che dimostra il grande potenziale delle PeSC in ambienti interni.
Un altro vantaggio emerso dalla tecnica di passivazione della perovskite è l’aumento della stabilità delle celle, aspetto fondamentale per un’eventuale produzione su larga scala. Anche se l’adattamento del bandgap può introdurre piccoli difetti, i ricercatori stanno già lavorando per risolverli.
Questo sviluppo, insieme ad altre innovazioni nel campo dell’energia rinnovabile, conferma come il fotovoltaico stia rapidamente avvicinandosi – e in certi casi superando – le prestazioni delle fonti fossili, offrendo nuove prospettive per un futuro più sostenibile.
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