Effetti elettorali boomerang dall'Abruzzo alla Liguria
di Paolo Lingua
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Il Punto di Paolo Lingua
I risultati delle elezioni regionali dell’Abruzzo sono sotto gli occhi di tutti. Come si possono riassumere sul piano della assoluta obiettività? E’ semplice: il centrodestra tradizionale (Lega, Fi, Fdi e piccoli alleati) è nettamente vincente con una crescita assai forte del partito di Salvini; il centrosinistra (Pd più listini di alleati) perde un’altra regione ma recupera sia pure boccheggiando rispetto alle elezioni del 4 marzo dell’anno scorso; è netta la caduta del M5s. E’ assai probabile che quella parte dell’elettorato “scontento”, ma non estremista, abbia abbandonato i “grillini” per riversare il suo voto sulla Lega, soprattutto ora (siamo in Abruzzo, non va dimenticato) che ha appannato il vessillo geografico di partito del Nord.
Questa in sintesi la valutazione di quanto è accaduto, tenendo conto, come sempre va fatto, che trattandosi d’una regione particolare e relativamente piccola i dati non vanno presi in assoluto. Ci sono sempre elementi di tipo localistico che condizionano, anche se parzialmente, l’esito del voto.
Ora tutte le attese sono rivolte a come andranno le cose il prossimo 24 maggio quando si voterà per le europee che, come tutti sanno, si svolgono con il proporzionale puro; il che porta tutti i partiti a correre da soli senza cercare coalizioni. Il punto interrogativo spostato sulle europee riguarda ancora una volta in particolare Lega e M5s e gli alleati che agganceranno negli altri Paesi. E si tratterà di capire quali saranno i nuovi equilibri, perché la battaglia in Europa si annuncia assai dura e aspra.
Come si può ragionare a questo punto dal davanzale della piccola Liguria, dal momento che si annunciano interessanti appuntamenti in diversi comuni di media dimensione e poi, già nella primavera del 2020, ci sarà l’importante banco di prova delle elezioni regionali. I partiti più inquieti sino a questo momento sono certamente Forza Italia e il Pd, entrambi, sia pure con motivazioni differenti, avversari a 360 gradi dell’attuale governo.
Ma mentre il Pd tende a dar vita a uno schieramento di alternativa assoluta, Forza Italia spinge invece per far esplodere il “divorzio” tra Salvini e Di Maio per dar vita a un governo di centrodestra, simile a molte regioni e molte amministrazioni municipali italiane. Inoltre, all’interno di Forza Italia e del Pd sono incorso polemiche dirette e indirette tra i “colonnelli” polemizzando sulle diverse strategie.
All’interno di Forza Italia è proprio il presidente della Liguria Giovanni Toti che è critico sull’attuale gestione di Forza Italia (costantemente rimbeccato dalla “guardia imperiale” che ruota attorno a Silvio Berlusconi), mentre nel Pd non c’è un leader storico e carismatico di riferimento, cosicché i “capetti” sono in rissa continua tra di loro in attesa del congresso e delle primarie.
Il risultato dell’Abruzzo, che ha visto il centrosinistra scavalcare i “grillini” e porsi come alternativa fisiologica al centrodestra vincente, sembrerebbe dare ragione a Calenda che punta a uno schieramento vasto e federato che superi gli schemi ormai arrugginiti dei residui dei vecchi partiti, il Pci in particolare.
Ma sarà possibile dar vita a uno schieramento simile per le europee e soprattutto per le regionali del 2020. Ogni capotribù sembra porsi su posizione sfumate ma non omogenee tra Zingaretti a Martina, per non parlare di anziani leader ormai fuori gioco come Romano Prodi. Difficile ricostruire una geografia del partito in Liguria dove i piccoli dirigenti sembrano rannicchiati in un atteggiamento di prudente attendismo, quasi preoccupati di potere vincere.
Il Pd sembra pago, anche in Liguria, del declino del M5s, mentre per il centrodestra sembra tutto rimandato, salvo colpi di scena, a dopo le europee il destino dell’alleanza. In Liguria si rifarà dunque il bis dell’attuale giunta tra un anno? E’ probabile, ma non si può prevedere nulla con esattezza sino a che non si capirà cosa accadrà dopo il 24 maggio (data storica per l’Italia, perché segna l’entrata in guerra del 1915).
Se salterà il governo e si punterà al centrodestra tradizionale a guida Salvini, forse si potranno ammorbidire non pochi eccessi ed errori di governo che angustiano l’Italia ma soprattutto la sua economia (non ultima la rissa improvvisata contro la Banca d’Italia) o la sua politica estera (vedi i rapporti con l’Europa e con la Francia). Pur avendo zuffe al proprio interno Forza Italia non concorda con quasi nessuna scelta dell’attuale governo. Salvini, in caso di alleanza, dovrà ammorbidire le asprezze emerse in questi mesi e forse lo potrà fare non avendo più un alleato bizzarro e capriccioso come il M5s. Ma siamo ancora immersi nella nebbia: attendiamo un colpo di tramontana come da sempre siamo abituati in Liguria.
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