Editoria: sciopero a Repubblica, il quotidiano di Elkann che sta vendendo il Secolo XIX ad Aponte

di Stefano Rissetto

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La redazione denuncia "gravi ingerenze nell’attività giornalistica da parte dell’editore, delle aziende a lui riconducibili e di altri soggetti privati"

Editoria: sciopero a Repubblica, il quotidiano di Elkann che sta vendendo il Secolo XIX ad Aponte

L’assemblea di Repubblica ha proclamato uno sciopero di due giorni dal 25 al 26 settembre. L'agitazione, informa una nota sindacale, riguarda "gravi ingerenze nell’attività giornalistica da parte dell’editore, delle aziende a lui riconducibili e di altri soggetti privati".  Tutto sarebbe accaduto "in occasione dell’evento Italian Tech Week (...) Tutto il lavoro da loro prodotto fino a oggi, più quello che dovrà essere svolto nella tre giorni torinese, è stato venduto alle stesse aziende del tech che vi partecipano".

Lo sciopero arriva proprio durante i "tre giorni di masterclass, interviste, incontri e approfondimenti" che si terrà a Torino dal 25 al 27 settembre. "Da tempo - dice la nota della redazione - denunciamo i tentativi di piegare colleghe e colleghi a pratiche lontane da una corretta deontologia e dall’osservanza del contratto nazionale".

Quindi, un cenno polemico al direttore Maurizio Molinari: "La direzione ha il dovere di apportare ogni correttivo e presidio possibile per rafforzare le strutture di protezione della confezione giornalistica di tutti i contenuti di Repubblica, tema sul quale nei mesi scorsi è già stata votata una sfiducia all’attuale direttore".

Viene chiamato in causa anche lo stesso editore John Elkann, che sta perfezionando la cessione a una società del gruppo Aponte del Secolo XIX, dal 2014 una delle testate del gruppo editoriale torinese insieme con La Stampa e, dal 2017, proprio con Repubblica: "Ma ci rivolgiamo anche all’editore – e non padrone – di Repubblica affinché abbia profondo rispetto della nostra dignità di professionisti e del valore del nostro giornale". Infine, l’appello ai lettori: "Ci appelliamo infine alle nostre lettrici e ai nostri lettori: questa redazione non ha mai venduto l’anima. E non sarà mai disposta a farlo".