Ecco i metodi di infiltrazione mafiosa, così la 'ndrangheta si è radicata in Liguria

di E.L.M

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La relazione Dia conferma: presenza mafiosa radicata, rapporti stretti con ambienti pubblici e privati, e nessun timore di usare minacce

Ecco i metodi di infiltrazione mafiosa, così la 'ndrangheta si è radicata in Liguria

C’è una Liguria che si mostra tranquilla e operosa, e un’altra che continua a fare i conti con una presenza mafiosa silenziosa ma tenace. È quanto emerge dalla nuova relazione della Direzione investigativa antimafia, che descrive un sistema radicato di alleanze tra ‘ndrangheta, imprenditori, professionisti e pubblici ufficiali infedeli. Rapporti costruiti con pazienza, ma pronti a farsi minaccia quando serve piegare resistenze.

Relazioni pericolose – Nel documento si legge che le cosche calabresi hanno sviluppato “rapporti di reciprocità” con settori chiave del tessuto sociale ligure. Una rete di contatti che ha permesso alle ‘ndrine di inserirsi nel cuore dell’economia legale e di condizionare, più o meno direttamente, anche le istituzioni locali.

Pressioni e minacce – Ma accanto al dialogo ci sono i segnali. Dal 2014 al 2023 sono stati registrati 185 atti intimidatori in regione: dieci diretti a sindaci, tre a consiglieri comunali, uno a un amministratore regionale. Una statistica che restituisce il peso reale di una presenza criminale ancora lontana dall’essere debellata.

La mappa mafiosa – La Liguria, secondo la Dia, è diventata una macroarea ben strutturata nel sistema della ‘ndrangheta, con locali autonomi a Genova, Lavagna e Ventimiglia. La città di Genova svolgerebbe un ruolo centrale di coordinamento, collegando le unità locali con la casa madre: il Crimine di Polsi, in provincia di Reggio Calabria.

Crocevia del narcotraffico – Non è solo una questione di relazioni: la regione è considerata ancora oggi un crocevia fondamentale per il traffico internazionale di droga. I porti, i confini con la Francia e la storica capacità logistica delle mafie calabresi rendono la Liguria una base strategica per il passaggio di stupefacenti.

La politica che trema – La relazione richiama anche uno degli episodi più eclatanti degli ultimi anni: l’inchiesta che ha portato agli arresti domiciliari l’ex presidente della Regione Giovanni Toti. In quel contesto, è stata ipotizzata la corruzione elettorale con aggravante mafiosa per quattro indagati, accusati di aver agevolato il clan Cammarata, attivo a Genova come proiezione del mandamento siciliano di Riesi.

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