Due anni dal disastro di Tempi, anche Genova chiede giustizia
di Simone Galdi
Cittadini ellenici genovesi uniti in Piazza Matteotti per ottenere verità sul grave incidente
Durante la notte tra il 28 febbraio e il 1° marzo 2023, nella valle di Tempi, Grecia centrale, un treno merci si scontrò in modo frontale con un convoglio con 350 passeggeri a bordo. Oltre ai morti per l'impatto e il conseguente deragliamento, altre vittime furono causate da un'esplosione, probabilmente provocata dai materiali infiammabili trasportati dal merci. Si contarono 57 vittime, molti giovani studenti; l'unico responsabile fu individuato nel capostazione di Larissa, il capoluogo della Tessaglia, la regione dove avvenne l'incidente.
Spartiacque - Nella storia della Grecia moderna c'è un prima e un dopo il disastro di Tempi. Da allora, la dinamica ma soprattutto le cause esatte dello scontro non sono state mai del tutto chiarite. L'idea che l'errore umano del capostazione fosse alla base di tutto è sembrato, per le famiglie delle vittime e in generale per l'opinione pubblica ellenica, un modo per trovare un capro espiatorio e voltare pagina in fretta. Le stesse modalità di soccorso e le indagini seguenti, secondo la stampa nazionale, sono state approssimative e molto poco coordinate, alimentando la confusione e impedendo una ricerca approfondita su quanto accaduto.
Proteste - Sono arrivate presto le manifestazioni pubbliche nelle strade di Atene e di altre città del Paese. Negli ultimi due anni, le tragiche parole "Den echo oxygono" (non ho ossigeno, in greco) sono rimbalzate di piazza in piazza, di giornale in giornale. Il grido disperato di chi stava morendo soffocato, la richiesta di aiuto di chi non ce l'ha fatta è diventata la richiesta di giustizia di chi è sopravvissuto, di chi piange qualcuno e non sa perché. Il governo Mitsotakis è accusato da più parti di nascondere porzioni di verità, di non aver fatto fino in fondo il proprio dovere di tutela dei propri cittadini, fossero stati passeggeri quella notte o semplici individui che chiedono giustizia.
Paralisi - Scuole, ristoranti, supermercati, teatri e tante altre attività pubbliche; avvocati, insegnanti, operatori sanitari, operai; treni, traghetti, aerei e trasporti locali. La Grecia si è fermata, due anni dopo Tempi, perché Tempi non se ne va, il disastro resta impresso nel cuore di chi non era lì, ma da lì non riesce ad andarsene. Un Paese paralizzato, il 28 febbraio, perché di quel 28 febbraio non riesce a farsene una ragione. eni hanno subito cancellazioni o rallentamenti, e in molte città è stato ridotto anche il servizio del trasporto
Partecipazione - Anche a Genova, cittadini ellenici residenti nel capoluogo ligure hanno voluto portare la propria testimonianza, il proprio grido di protesta. L'appuntamento delle 17.30 in piazza Matteotti, proprio dove Kostas Georgakis segnò la propria tragica fine. Anche quella una protesta, estrema, drammatica, contro la cancellazione della democrazia. All'epoca era una giunta militare, in piena guerra fredda. Oggi è tutto diverso, ma la voglia di giustizia resta la stessa.
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