Draghi e il “modello Genova”
di Paolo Lingua
Non è un gossip, ma è abbastanza noto che in Europa, ai livelli più alti, di diffida dei progetti economici e finanziari dell’Italia. Toccherà a Draghi, assi stimato a livello europeo, rovesciare la frittata e offrire un modello di spesa esemplare quando sarà messo a punto il Recovery. Nell’ambito del governo, per bocca dello stesso Draghi, ma in un contesto sostenuto anche dal ministro per lo sviluppo economico, il legista “liberale” Giorgetti, il tema del “modello Genova” è tornato in campo. In effetti, negli ultimi anni (o meglio decenni) non si ricorda la rapidità di ricostruzione di una infrastruttura pubblica come quello dell’attuale Ponte San Giorgio. Per la verità, in questi giorni, proprio a Genova, la memoria collettiva ha compiuto un “repechage” da assimila alla ricostruzione del ponte autostradale.
Vale a dire la strada Sopraelevata, intestata ad Aldo Moro. Il Comune del capoluogo ligure ha annunciato una messa a punto del viadotto urbano che collega il ponente e il levante della città. Ma a questo punto è tornata alla mete la rapidità – un paio d’anni – con la quale, ai tempi del sindaco Vittorio Pertusio e de sindaco Augusto Pedullà, venne realizzata un’opera che rivolve ancora oggi gran parte dei problemi del traffico urbano. Per la verità, accanto ai giusti sostenitori della Sopraelevata, non sono mancati i soliti piagnoni critici (architetti invidiosi del progetto, massimalisti del “Green”, appassionati del sistema legislativo burocratico ritardante) nei confronti dell’opera. Tanto è vero che pochi anni fa si era parlato di abbatterne l’ultima parte, quella che sbuca alla Foce. Per fortuna la questione è stata bloccata per la sua assurdità e per il disastro viario che ne sarebbe conseguito. Ma è giusto ricordare che il primo “modello Genova” fu proprio la Sopraelevata.
Ma torniamo alle problematiche di Mario Draghi. Il Recovery certamente dovrà contenere progetti di riforma strutturale del nostro Paese (scuola, giustizia, servizi, green economy, ecc.) per modernizzare il suo sistema sociale, ma occorrerà puntare su progetti concreti di ripresa economica da far decollare in coincidenza della fine della pandemia: ma la ripartenza non può scattare a freddo, perché deve essere già programmata e ristrutturata. Non solo: il modello commissariale che scavalca tutti i freni e i vincoli d’un sistema legislativo e amministrativo è l’unico mezzo per non perdere la partita della concorrenza mondiale, in particolare di quegli Stati che, non essendo di fatto delle democrazie, possono agire in tempi rapidi con la massima spregiudicatezza, Cina e Russia, tanto per fare gli esempi più lampanti. Il sistema commissariale ha dimostrato che si può agire rapidamente nella massima correttezza, evitando inquinamenti di tipo mafioso, un rischio costante nei settori delle opere pubbliche.
Autostrade, alta velocità, sistemi portuali, riorganizzazioni produttive sono gli strumenti per una reale ripresa economica e per agganciare i mercati senza perdere colpi. E’ una strategia che certamente Draghi condivide, ma deve stare attento, perché sono già emersi dubbi e tentativi di rallentamento. Accanto alla esigenza di onestà, chiarezza e rigore nelle scelte, emerge, a livello politico, in molti ambienti, quello che un tempo veniva definito “moralismo di maniera” che è di fatto nemico dei procedimenti rapidi. Non si deve dimenticare che accanto a chi sostiene di dorsi muove in tempi adeguati, c’è chi vede nel sistema di leggi e leggine e di infiniti ricorsi un sistema per aumentare il proprio potere, quello di interdizione, oltre che per inoltrarsi in una sfera di business, patteggiando sottobanco. Aver realizzato, in tempi e modalità del tutto diverse, la Sopraelevata o la ricostruzione del ponte, purtroppo, è stato anche un caso fortunato.
Non facilmente ripetibile: lo stanno a dimostrare le tante opere al rallentatore, rinviate, oggetto di convegni e di discussioni infinite, se non addirittura bloccate che in Italia restano come monumenti di pessima archeologia. Ecco, accanto alla razionalizzazione e alla velocizzazione dei vaccini, una prova fondamentale delle capacità del governo Draghi.
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