Dpcm, Lupi: "La chiusura alle 18 non danneggia solo la ristorazione, ma tutto il tessuto economico"
di Redazione
"Ormai anche tra i negozianti si fa avanti l'idea di chiudere alle 18", spiega il presidente della CCIAA delle Riviere della Liguria Enrico Lupi
"La nostra percezione è che queste misure avranno poco impatto sulla pandemia e l'emergenza sanitaria, e che con molta probabilità alla fine si arriverà ad un lockdown totale". A dirlo è Enrico Lupi, che dal 26 agosto 2020 ricopre il ruolo di presidente della Camera di Commercio dell'Industria, Agricoltura e Artigianato della Riviere della Liguria. "Al momento, ovviamente, i settori che soffrono di più sono quelli direttamente colpiti dal Dpcm, ovvero ristoranti, bar, pub e pasticcerie, ma quello su cui non si riflette abbastanza è che la chiusura della ristorazione e della ricettività danneggia tutti gli altri negozi".
Tra gli esercenti, anche quelli che non devono chiudere in anticipo, si sta facendo strada l'idea di abbassare le serrande insieme ai risitoranti e ai bar. "Sta nascendo un movimento di negozi che ha deciso di chiudere alle 18. Loro però non sono contemplati fra gli aiuti, perché formalmente possono lavorare con orario normale".
L'economia ligure, che in estate aveva registrato una timida ripresa ora rischia il tracollo. "Almeno a marzo e aprile c'era la prospettiva dell'estate in arrivo e della riapertura", spiega Lupi. Per quanto riguarda il Decreto Ristori, il pacchetto di risarcimenti pensato per aiutare le categorie colpite dalle chiusure, Lupi è dubbioso: "La fiducia è pochissima, vista l'esperienza del passato: tanti dipendenti devono ancora prendere la cassa integrazione dalla primavera. Vedremo, dovremo valutare la consistenza dei rimborsi e quanto sono tempestiv, anche se quello che servirebbe davvvero sono dei seri sgravi fiscali".
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