Diga foranea: va realizzata in fretta
di Paolo Lingua
Con la chiusura dei quattro appuntamenti di “dibattito pubblico” ora occorre passare all’azione, perché il pensiero ormai si è arricchito di tutte le possibili riflessioni. C’è una realtà obiettiva da mettere in chiaro dinanzi a tutta l’opinione pubblica. L’attuale sistema portuale di Genova ha, come è ovvio che possa accadere, delle strutture arretrate. La recettività e il potenziale di attracco devono essere messi nelle condizioni di reggere l’attuale sistema di trasporti e poter entrare in competizione con gli scali europei, in particolare del Mediterraneo. Non solo: Genova e il suo sistema portuale possono essere nelle condizioni di essere una eccellenza e di reggere un leadership. Ma occorre, va ripetuto per l’ennesima volta, che sia possibile l’arrivo e l’attracco delle navi di ultima generazione, più grandi e più capaci.
Un ragionamento che vale per il settore delle merci e del sistema container in generale, ma anche per il settore passeggeri – traghetti e navi da crociera – che, quando sarà chiusa la diffusione dei contagi da pandemia, riprenderà in crescendo, tanto è vero che non si sono arrestate presso la cantieristica internazionale le commissioni per la costruzione di unità sempre di maggiore potenziale. Ora, occorre accelerare i tempi di esecuzione, anche perché sono ormai anni e anni che si parla dello spostamento a mare della diga foranea. Ci sono tre progetti: due con il varco di passaggio a levante e uno, più costoso, con apertura a ponente. La scelta deve essere tecnica e più rapida possibile. Nel corso del “dibattito pubblico” che, per fortuna e a differenza del passato, non si è protratto a troppo a lungo, sono emerse anche obiezioni tutte superabili a cominciare da quella dei vertici dell’aeroporto che hanno adombrato i rischi per arrivi e decolli a causa dell’altezza delle gru.
La medesima questione è stata risolta allo PSA di Prà che pure è ancora più vicino, rispetto all’area e alla collocazione della diga, al “Cristoforo Colombo”: non dovrebbero esserci grossi problemi. Alcune osservazioni ambientalistiche hanno avuto un aspetto un po’ troppo gratuito, ponendo dubbi sull’incremento dei traffici e su eventuali inconvenienti legati al trasporto merci via terra, in particolare i container. Assurdo poi inventarsi ruoli turistici e paesaggistici per quel che riguarda la diga. Se si comincia a giocare su questi temi non si finisce mai più e purtroppo il nostro passato ce lo insegna. Su piano pratico occorre, a questo punto, puntare sulla rapida scelta del progetto ritenuto migliore e programmare i lavoro, mantenendo una costante pressione sul governo (quello che ci sarà, si spera in tempi accettabili) per capire se è possibile ottenere ulteriori finanziamenti o inserire il progetto nel Recovery.
Hanno ragione quegli imprenditori più direttamente interessati a spingere per una realizzazione sul modello del “metodo Genova” con commissariamento, eguale se non simile a quello del sindaco Marco Bucci per la realizzazione della ricostruzione del Ponte San Giorgio. E’ importante scavalcare e superare l’inutile miriade di leggi ne leggine e di tutto quanto può dar luogo a freni, ostacoli e ricorsi. E’ stato detto che per realizzare la diga e i dragaggi dei fondali occorrono più di dieci anni. Molti imprenditori ed esperti hanno obiettato che, se non proprio in cinque anni come sarebbe auspicabile, non si debbono superare i sette-otto. Nello stesso tempo dovrebbe essere completato il Terzo Valico che va agganciato, con una linea ferroviaria che si inserisca nel porto, agganciando i punti strategici di scarico delle merci.
Obiettivo non è quindi solo quello di aumentare la capacità dei traffici, ma quello di velocizzare la loro definitiva distribuzione. Gli obiettivi sono l’Italia settentrionale e il centro dell’Europa per entrare in concorrenza con il sistema, già efficiente e collaudato, dei porti del Nord. A questo punto Genova sarà davvero vincente.
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