Delitto Nada Cella, le parti civili: “Cecere fortunata per trent’anni, ora è il tempo della giustizia”

di R.C.

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L’avvocata Franzone: “Infiniti indizi portano a un’unica ricostruzione”

Delitto Nada Cella, le parti civili: “Cecere fortunata per trent’anni, ora è il tempo della giustizia”

“Anna Lucia Cecere e Marco Soracco sono stati fortunati per trent’anni. Ma adesso è arrivato il tempo della giustizia.” Con queste parole gli avvocati delle parti civili hanno preso la parola al processo per l’omicidio di Nada Cella, la giovane segretaria uccisa a Chiavari il 6 maggio 1996 nello studio dove lavorava.

La pubblica accusa ha chiesto all’ultima udienza l’ergastolo per Cecere, ex insegnante imputata per omicidio volontario, e quattro anni per Soracco, commercialista accusato di favoreggiamento. “È il momento di dare pace alla madre di Nada – ha ricordato l’avvocata di parte civile – che per quasi trent’anni non ha dormito, tormentata dall’immagine della figlia e dalla paura che provò negli ultimi istanti di vita.”

L’avvocata Sabrina Franzone, che insieme alla criminologa Antonella Delfino Pesce ha contribuito alla riapertura del caso, ha ricordato come la ricostruzione dell’accusa sia fondata su numerosi elementi convergenti: “Non c’è una prova regina, ma infiniti indizi che portano a un’unica verità.”

Secondo la procura, Cecere avrebbe agito in un impeto di rabbia, gelosa di Nada e desiderosa di prendere il suo posto nello studio e nella vita di Soracco. Proprio il commercialista, secondo i legali, avrebbe coperto l’ex insegnante “per non compromettere la propria reputazione”.

Nel corso del dibattimento sono emerse anche contraddizioni nelle parole di Cecere, rilevate in una intercettazione del 2021 in cui la donna offre tre diverse versioni su cosa avesse fatto la mattina dell’omicidio. Durante la perquisizione, i carabinieri trovarono nella sua casa bottoni compatibili con quelli rinvenuti sulla scena del delitto.

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