DanteDì Genova, filologo Sanguineti: "Come dantista chiedo scusa ai genovesi"
di Gregorio Spigno
L'assessore Cavo ha aggiunto: "Il 700° anniversario dalla morte rappresenta l'inizio del percorso della Divina Commedia"
Una bella occasione per celebrare e ricordare il più grande poeta italiano, in occasione del 700° anniversario dalla sua morte.
L'iniziativa del "DanteDì" ha ottenuto grande successo a Genova, e tanti sono stati gli apprezzamenti, le onoreficenze e i personali ricordi da parte, anche, delle istituzioni.
"Il giorno in cui universalmente si ricorda Dante, il giorno riconosciuto come l'inizio del percorso della sua Divina Commedia - ha commentato l'assessore Cavo -. Abbiamo voluto questo momento, di studio e approfondimento, con un titolo particolare: andiamo a ripercorrere una parte del lessico dantesco dedicato ad un aspetto un po' più inusuale, che è quello dedicato alle parolacce. In realtà è un titolo che può sembrare provocatorio, ma è in linea con quello che Dante è stato e che la Divina Commedia ha rappresentato. Un insieme di parole che hanno unito il sublime e l'antisublime".
Il filologo dantesco Federico Sanguineti, autore del libro "Le parolacce di Dante Alighieri", ha sottolineato: "Mi piacerebbe chiedere scusa, non a nome di Dante ma come dantista, ai genovesi. E dire una cosa che forse non è stata mai detta: Dante pensa a Genova e ai genovesi fin dal primo verso dell'Inferno. <<Nel mezzo del cammin di nostra vita>> è un verso che allude a Genova".
Presente anche Davide Livermore, direttore del Teatro Nazionale di Genova: "Un'occasione non solo per ricordare Dante, ma per essere italiani e ricordarci che siamo esseri umani. Le nostre umane fragilità sono state cantate, raccontate, analizzate da un uomo con un'anima unica. Se a tanti secoli di distanza siamo ancora intorno a lui e alla sua anima, evidentemente è perchè è riuscito a raccontare il dramma e la commedia umana della nostra vita come pochi altri hanno fatto su questa terra".
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