Cultura, ecco i progetti dell'assessore Montanari: "Da settembre grande mostra diffusa sull'Ottocento"
di Matteo Cantile
Il nuovo assessore alla Cultura presenta il progetto da Nervi a Voltri con focus su Staglieno e le trasformazioni della città nel XIX secolo
Una grande mostra diffusa sull’Ottocento animerà Genova da settembre a dicembre. Ad annunciarlo è Giacomo Montanari, da poco nominato assessore alla Cultura del Comune, nella sua intervista televisiva rilasciata a TGN Today. Il progetto coinvolgerà l’intero tessuto urbano, da Nervi a Voltri, con la partecipazione dei musei civici, delle collezioni private e di luoghi simbolici come il Cimitero Monumentale di Staglieno, cuore del percorso espositivo.
Staglieno – «Torneremo a parlare di Staglieno in grande stile», ha dichiarato Montanari. «Un tempo i visitatori internazionali venivano a Genova per visitare questo luogo. Oggi purtroppo siamo noi genovesi i primi a non conoscerlo. L’obiettivo è farlo riscoprire, senza negarne i problemi ma proponendo anche soluzioni concrete». La mostra intende valorizzare le connessioni tra la Genova dei Rolli e quella ottocentesca, ricordando che nel XIX secolo la città era una delle più ricche del mondo in termini di reddito pro capite.
Nomina – Storico dell’arte e docente, Montanari si dice onorato della nomina ricevuta dalla sindaca Silvia Salis: «Un ruolo che fa tremare i polsi», ha ammesso, sottolineando il passaggio da tecnico a figura politica. «Stiamo lavorando su tanti dossier, anche quelli che conoscevo solo in parte, con il massimo impegno».
Rolli e Ducale – Sul timore che l’assessorato possa essere troppo focalizzato sui Rolli, Montanari chiarisce: «Non è una fissazione personale. I Palazzi dei Rolli sono un asse strategico della città, non solo culturale ma anche turistico e urbanistico. Essere rolli-centrici è un obbligo per chi amministra Genova». A proposito del sistema museale, l’assessore ribadisce il ruolo centrale di Palazzo Ducale ma auspica un sistema integrato: «Valorizzare i poli meno noti senza togliere nulla a ciò che funziona. Le due cose devono andare insieme».
Presidenza Ducale – Montanari commenta anche l’imminente nomina dell’avvocata Sara Armella alla presidenza della Fondazione Palazzo Ducale, in attesa della ratifica del Consiglio direttivo. «Una figura manageriale di rilievo. È legittimo proporre elementi di novità. Gli obiettivi restano ambiziosi, il dialogo con la nuova presidenza sarà fondamentale».
Teatri – Accanto al Carlo Felice e al Teatro Nazionale, Montanari sottolinea l’importanza di realtà indipendenti come il Teatro della Tosse e le compagnie locali. «Non è solo produzione di spettacoli, ma anche formazione di nuovi tecnici e attori. Abbiamo vissuto con amarezza la recente valutazione negativa del Ministero su alcune eccellenze liguri, ma l’impegno di Comune e Regione nel sostenerle non mancherà».
Eventi – A chi gli chiede se sia meglio puntare sui grandi eventi o su iniziative diffuse, l’assessore risponde: «Non serve scegliere tra bianco e nero. Un grande evento ha senso solo se è il culmine di un lavoro sul territorio. Altrimenti resta una cattedrale nel deserto. Ma se inserito in un percorso condiviso, può generare impatto sociale e turistico». Montanari cita i 7 milioni raccolti dalla tassa di soggiorno come risorsa da reinvestire in cultura.
Bandi – L’assessore rivendica l’attivazione del bando festival da 400mila euro: «Un lavoro complesso, ma fondamentale per sostenere il settore. Il mio impegno è aumentare le risorse e diversificare le categorie per rendere più equa la distribuzione».
Chiossone e Giappone – Tra i poli da rilanciare figura anche il Museo d’Arte Orientale Chiossone che all'Expo di Osaka, ha suscitato grande interesse nel pubblico locale. Montanari ha confermato: «Collaboriamo con i più importanti musei del mondo. Ora dobbiamo lavorare anche sui genovesi e sulle due velocità: far conoscere ciò che Genova esporta, anche qui sul territorio».
Visione – Alla domanda su come vorrebbe essere ricordato a fine mandato, Montanari risponde con semplicità: «Spero che i genovesi sentano che la cultura è casa loro. Non che si ricordino di me, ma che si sentano accolti nei luoghi culturali della città».
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