Crevari: come salvare l'ultimo negozio? Telenord apre il dibattito, la proposta di Rita Bruzzone
di Gilberto Volpara
Questa è una priorità e se sì quale la vostra ricetta? Il secondo contributo Pd

Quali soluzioni concrete per difendere il piccolo commercio dei borghi? Dopo il contributo di Federico Giacobbe (LEGGI QUI), consigliere Municipio IV e candidato alle prossime elezioni amministrative per il consiglio comunale con la lista civica "Orgoglio Genova Bucci, la visione di Rita Bruzzone attuale consigliera comunale Pd e candidata al rinnovo dell'assemblea genovese.
"Crevari con il suo unico negozio e il Piano del Commercio sono un tema davvero interessante perché in realtà rappresentano un caso comparabile a molte zone collinari genovesi e non solo ponentine. Come ho già scritto, l’articolo di qualche giorno fa sul negozio della mia famiglia, ha portato ad una riflessione, innanzitutto personale da residente e da pronipote di colei che ha inaugurato prima una cooperativa divenuta nel tempo quello che è adesso, ma poi anche da amministratrice.
Crevari è parte della città di Genova e se si cerca sul sito del Comune quello che si trova rispetto al commercio è un'estensione del piano Caruggi per la "città policentrica e dei 15 minuti" in cui nel caso specifico viene citata Voltri mentre mancano le zone collinari.
Ma quale soluzione esiste per un negozio di prossimità sopravvissuto fino ad oggi per la volontà ferrea di chi ha appartenenza e senso di comunità?
Si tratta di realtà inevitabilmente soffocate dalla concorrenza della grande distribuzione, appesantite dalla difficoltà pratica nel trovare distributori di generi per piccole attività o più banalmente afflitte dallo svuotamento dei quartieri che porta alla diminuzione della richiesta.
Chi investirebbe oggi in un negozietto anche se vanta una licenza per “sali e tabacchi” centenaria?Chi salirebbe la collina ad acquistare quando una corsa del bus ogni quattro salta?
Ecco allora che ad oggi mi trovo ad avere più che una soluzione, una provocazione che è questa : si potrebbe rivoluzionare l'idea che la grande distribuzione possa diventare promotrice delle attività come queste? Ovvero, è possibile pensare ad un piano che preveda per la grande rete impegni non solo sugli oneri di urbanizzazione ma anche su onori "di commercio" e sociali che possano essere investiti per promuovere piccole attività di paese, incentivi per i giovani, rilancio del commercio e quindi di presidio per zone lasciate sole e senza servizi?
Trasformare parte del lucro della grande distribuzione in un’occasione di crescita collettiva.
In ogni caso ritengo che il primo passo per affrontare il tema sia la creazione di un piano del commercio dedicato ai quartieri collinari capace di contemplare sia quelli dell'entroterra storico, sia quelli dei quartieri di edilizia popolare che hanno problemi di servizi e raggiungibilità simili, pur in contesti ambientali e sociali differenti.
Pensare ad un piano del commercio uguale per tutti in una città che ha situazioni geografiche e sociali profondamente diverse, è un errore.
Sulle nostre colline hanno trovato casa esperienze di agricoltura resistente, esercizi commerciali, ristoranti, circoli tutti a modo loro esempi della tenacia e del senso di appartenenza che ha fatto sì che Crevari, ma anche la Valcerusa o Acquasanta non venissero abbandonate.
Di queste esperienze Genova è stata talvolta matrigna eppure la città è la stessa va da Nervi a Vesima passando anche da questi territori di confine, geografico e sociale in cui il commercio e servizi corrono paralleli".
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