Genova, gioco d’azzardo e mafie: il nuovo impegno per la legalità e la giustizia sociale
di Emilie Lara Mougenot
A Genova il tema del gioco d’azzardo, delle dipendenze e della criminalità organizzata torna al centro del dibattito. Durante l’incontro si è discusso di possibili strategie per limitare i danni sociali dell’azzardo

La diffusione del gioco d’azzardo e le sue implicazioni sociali e criminali sono stati al centro di un incontro organizzato da Alleanza Verdi Sinistra a Genova, con la partecipazione delle associazioni Libera e Mettiamoci in gioco. Il dibattito ha messo in luce le criticità del settore, tra infiltrazioni mafiose, aumento della dipendenza e mancanza di regolamentazioni efficaci. A intervenire sono stati l’avvocato Emilio Robotti, il referente regionale di Libera Andrea Macario e l’avvocato e consigliere municipale Lorenzo Garzarelli, che hanno sottolineato la necessità di un maggiore controllo e di un impegno concreto delle istituzioni per arginare il fenomeno.
Norme e regolamenti – Tra le questioni più urgenti emerse nel dibattito c’è la necessità di regolamenti più stringenti per limitare la proliferazione delle sale da gioco e contrastare il rischio di dipendenza. I relatori hanno evidenziato come le attuali norme non siano sufficienti a proteggere le fasce più vulnerabili della popolazione e a impedire l’espansione incontrollata del settore.
L’impatto sociale – Il gioco d’azzardo non è solo un problema economico, ma anche una questione di salute pubblica. Il fenomeno colpisce in particolare le persone in difficoltà economica, che spesso vedono nel gioco un’illusoria possibilità di riscatto. La ludopatia porta a indebitamento, isolamento sociale e crisi familiari, rendendo necessario un intervento più incisivo sia sul fronte della prevenzione che su quello del supporto ai soggetti fragili. Secondo dati statistici, il giocatore medio è spesso di mezza età, divorziato o socialmente isolato. A Genova, il problema è particolarmente evidente nei quartieri periferici, dove le sale giochi sono concentrate e dove il gioco rappresenta un’illusoria via di fuga da difficoltà economiche e personali.
Mafie e riciclaggio – Il settore del gioco è uno dei canali privilegiati per il riciclaggio di denaro sporco da parte della criminalità organizzata. Durante l’incontro si è discusso del ruolo delle mafie nel controllo di alcune sale giochi e dell’importanza di potenziare le verifiche sulle concessioni, oltre a garantire trasparenza nella gestione delle attività legate all’azzardo.
Beni confiscati – Un altro tema affrontato è stato quello della gestione dei beni confiscati alla criminalità organizzata. Spesso questi immobili restano inutilizzati a causa di lungaggini burocratiche, mentre potrebbero essere riqualificati e restituiti alla collettività per scopi sociali. I relatori hanno sottolineato la necessità di un piano più strutturato per valorizzare questi spazi e renderli strumenti concreti di contrasto alla criminalità.
Prevenzione e sensibilizzazione – Per affrontare il problema alla radice non bastano norme più severe: è necessario un cambiamento culturale. Durante l’incontro è stata evidenziata l’importanza di campagne di informazione ed educazione rivolte soprattutto ai giovani, per far comprendere i rischi dell’azzardo e contrastare la sua crescente normalizzazione, spesso alimentata dalla pubblicità e dal legame con il mondo dello sport.
L’intervento di Silvia Salis – Sul tema è intervenuta anche Silvia Salis, vicepresidente del CONI, che ha sottolineato il legame tra gioco d’azzardo e disagio sociale. “Girando per Genova si coglie un livello di disperazione mai visto prima. È inutile ripetere che la città non ha periferie e che tutto va bene. Il disagio è evidente e ignorarlo significa lasciare le persone ancora più sole”, ha dichiarato. Salis ha evidenziato come le dipendenze, comprese quelle legate all’azzardo, contribuiscano ad aggravare situazioni di fragilità economica e sociale, con conseguenze che si ripercuotono su tutto il tessuto cittadino.
Nuove sfide– L’avvento del gioco online rende ancora più difficile il contrasto alle dipendenze. “Non c’è più nemmeno lo stigma sociale di entrare in una sala slot. Ora si può giocare da soli, da casa, con un clic”. Per questo, secondo Salis, la politica non può più affrontare questi temi in modo settoriale. “Non basta occuparsi della dipendenza in sé. Il problema va inquadrato in un contesto più ampio: lavoro, casa, servizi sociali. Serve un coordinamento tra assessorati per trovare soluzioni concrete”.
L’impegno necessario – Il confronto ha messo in luce l’urgenza di un’azione coordinata tra istituzioni, associazioni e cittadini per affrontare il problema in modo strutturale. L’obiettivo è costruire una strategia efficace per limitare la diffusione del gioco d’azzardo patologico, tutelare le persone più esposte e arginare l’infiltrazione della criminalità organizzata in un settore che, se non adeguatamente regolato, rischia di alimentare degrado e illegalità.
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