Covid, il cluster bengalese: "I primi casi? Un cameriere e operai dei cantieri navali"

di Michele Varì

Trentasette casi in una settimana. Viaggio nella comunità: i positivi segnalati ormai da dieci giorni. Chiusa la moschea di Sottoripa

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Il portavoce della comunità bengalese, un ristoratore, racconta a Telenord di trentasei o trentasette positivi in una settimana, che sono sfilati al pronto soccorso e nel reparto di malattie infettive del Galliera, "nessuno è grave" assicura dal locale di Sottoripa dove sta lavorando per ristrutturare e aprire una pizzeria su due piani.

Il viaggio nella comunità di migranti del Bangladesh di Genova inizia da qui, dal cartello di chiuso per Covid sulla serranda della moschea di Sottoripa, davanti all'Acquario e nel cuore del centro storico. 

Il cluster dei bengalesi ha fatto scalpore perché anche l'imam è finito in ospedale per il Covid: sta bene, ma a preoccupare è l'eventuale catena dei contagi che un focolaio come una moschea può avere avviato.  Gli altri centri di culto musulmani del centro storico, in via Prè e nell'ex ghetto, sembrano immuni, forse anche perchè negli ultimi mesi saggiamente per le preghiere hanno usato uno spazio esterno

A rendere pubblico il cluster dei bengalesi è stato pochi giorni fa il governato della Liguria Toti: ma dal Galliera è trapelato che i migranti originari del Bangladesh sono da più di sette giorni che fanno la spola fra il centro storico e l'ospedale. L'ultimo positivo è di ieri. Due o tre sono ricoverati, non in gravi condizioni, altri sono asintomatici. Non ci sarebbero donne contagiate, spiega il portavoce della comunità, che poi ipotizza che il cluster possa essere stato innescato dal cameriere del Sushi di piazza De Ferrari, ora negativo, o da operai che lavorano in ambito marittimo, "Alla Fincantieri, dove molti bengalesi lavorano insieme a tanti altri stranieri, e in altre aziende del settore".

Intanto la comunità, in Liguria circa quattro mila persone, con un tam tam sui social invita tutti i bengalesi di Genova e della Liguria di usare le precauzioni contro il virus e di contattare il proprio medico o il 112 in caso di dubbi o sintomi: su Facebook un video di un commerciante bengalese di via Lomellini che invita a stringersi attorno ai familiari dei pazienti positivi ricoverati in ospedale.

La catena della solidarietà è già partita, come era già accaduto nel dicembre scorso quando la comunità era stata colpita da una disgrazia ancora nei ricordi di tutti: la morte di una bimba di quattro anni caduta da una finestra di casa. "Noi siamo uniti" ribadisce il portavoce della comunità, "e siamo soliti stare insieme, il virus ora ci costringe a stare lontani, ma con il cuore siamo ancora tutti vicini".