Costruzioni, sulle microimprese liguri il rincaro delle materie prime pesa per 278 milioni

di Edoardo Cozza

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Diversi indicatori frenano la crescita. Mangano (Confartigianato Costruzioni Liguria): «Fattori che hanno influito anche sul minor impulso dato dal superbonus»

Costruzioni, sulle microimprese liguri il rincaro delle materie prime pesa per 278 milioni
Il costo delle materie prime non energetiche pesa per ben 278 milioni di euro sulle micro e piccole imprese liguri del settore delle costruzioni (21.139 quelle artigiane attive al 30 settembre 2021). Un valore che corrisponde a circa lo 0,56% del Pil regionale. Sono i dati dell'ultima elaborazione dell'Ufficio studi Confartigianato (fonte Bce e Istat). In Italia il rincaro delle materie prime ha comportato maggiori costi per circa 12 miliardi sulle 486 mila micro e piccole imprese edili del territorio.
 
«Un fattore – commenta Vito Mangano, presidente regionale dei costruttori edili di Confartigianato – che, unito alla difficoltà di applicazione della normativa e di reperimento non solo delle stesse materie prime, ma anche di figure specializzate nell'edilizia, ha inevitabilmente influito sul minor impulso alla crescita fornito dal superbonus in Liguria». I numeri in effetti dicono che la regione ligure è fanalino di coda in Italia per peso degli interventi ammessi a detrazione sul valore aggiunto delle costruzioni: il superbonus 110% ha inciso sulla crescita del settore solo per il 3,6% (a fronte di una media nazionale del 12,1%) un valore ben lontano non solo dal 27,3% della Calabria, prima in classifica, ma anche dal vicino Trentino Alto-Adige, penultimo con un 6,8%.
 
Un'evidenza che emerge anche dall'analisi dell'imponibile della fatturazione elettronica nelle costruzioni (persone non fisiche). Dopo un comprensibile calo del 2,7% tra 2020 e 2019, in Italia la variazione percentuale dell'imponibile è stata del +30% nei primi 8 mesi del 2021 rispetto al periodo pre-Covid (2019). Anche in Liguria l'imponibile è aumentato in questo arco temporale, ma “solo” del 7,1%, valore che posiziona ancora la nostra regione all'ultimo posto in classifica.
 
A pesare sul rilancio del settore, come sottolinea Mangano, «anche la difficoltà di trovare personale specializzato: senza le risorse umane adeguate per le imprese è impossibile accettare nuovi incarichi». Dalle ultime rilevazioni del sistema Excelsior di Unioncamere-Anpal risulta che, a livello territoriale, tra le regioni con le più alte quote di entrate totali di lavoratori difficili da reperire a dicembre 2021 c'è proprio la Liguria, al primo posto con il 47,7%.