Conte e la riapertura "tollerabile"

di Paolo Lingua

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Conte e la riapertura "tollerabile"

Aspettiamo, con molta impazienza, le decisioni del governo sulla riapertura – parziale, graduale o totale in alcuni casi - di settori del lavoro e della produzione anche per capire come si modificherà la nostra vita privata quotidiana, sinora condizionata dalla clausura di fatto, con poche uscite furtive come fare la spesa e andare in uffici pubblici e in banca.

Nel suo intervento di stamattina, Conte ha espresso principi e valutazioni condivisibili. Ha confermato, come del resto è giusto, che il regime di controllo e di blocco durerà sino al 3 maggio. Ma non c’erano dubbi, nonostante lo scalpitare di alcuni settori dell’economia e di qualche istituzione politica, come la Lombardia che vive il paradosso d’essere la regione più ricca d’Italia, ma anche quella che ha, nelle sue statistiche, più della metà di morti, di ricoverati e di contagiati di tutto il Paese.

Dal 4 maggio in poi, ha fatto capire Conte, qualche porta di aprirà e qualche guinzaglio si allenterà. Iol Paese rischia un crisi economica rovinosa che potrebbe essere anche più pesante che altrove, a causa dello storico debito pubblico che è il maggiore d’Europa, il che rende più difficili che altrove gli interventi finanziari per ridare fiato all’economia. C’è l’annuncio di un impegno di 400 milioni da investire a valanga per far riprendere in velocità tutto l’apparato produttivo e commerciale. Conte, come era prevedibile, ha ribadito che si terranno presenti le differenze (sia economiche, sia relative ai contagi) del territorio, e che sarà emessa una riorganizzazione nazionale eguale e omogenea per non creare né privilegi o diseguaglianze, fatte salve alcune specificità che saranno valutate regione per regione. I principi ispiratori della strategia del governo saranno: “cautela” e “tollerabilità”. In parole povere, ci sarà la ripresa a partire dal 4 maggio, ma graduale e prudente, senza balzi rischiosi e alla cieca. Sarà un passaggio graduale che procederà di pari passo con la valutazione di tutti i possibili rischi e pericoli di contagio che potranno sorgere man mano che la ripresa dei ritmi normali di vita con approcci sempre maggiori tra i cittadini e i servizi. La preoccupazione maggiore che frena il governo è appunto il ritorno del contagio e qualche atteggiamento più che prevedibile di voler tornare agli usi e alle abitudini che hanno subito una brusca interruzione con l’esplodere del virus. Quindi, la ripresa del lavoro dovrà passare per una radicale riforma del trasporto (treni, metropolitane e bus), con ritmi e orari che impediscano il caos, soprattutto nelle grandi città, delle ore di punta.

Quali previsioni sarà possibile fare a pochi giorni dalle decisioni del governo? Sui dettagli Conte è stato prudente perché i suoi gruppi di lavoro stanno selezionando, valutando e soppesando vantaggi e rischi, accanto a precise urgenze. La sensazione è che si vada avanti con prudenza aumentando le riprese a tratti sino alla fine di giugno. Partiranno le grandi attività industriali (come l’auto, tanto per fare un esempio) anche se, vedi la Liguria, a far riprendere i cantieri non è facile. Poi si andrà avanti con buona parte dei settori dell’artigianato e poi si passerà al piccolo commercio.

Le ultime saranno quasi certamente le attività dove c’è maggiore rischio di assembramento e dove i rapporti tra cittadini e operatori dei servizi sono i più difficili da organizzare. E’ il caso dei parrucchieri e degli istituti di bellezza, per non parlare di bar, ristoranti, pizzerie, trattorie e persino discoteche e locali di ritrovo. Per non riaprire il discorso, assai tormentato degli stabilimenti balneari, tema oggetto di incertezze e di discussioni. Un discorso a parte poi riguarderà musei, teatri e cinema. Per moti le riaperture potrebbero essere rinviate all’autunno.

Le decisioni del governo, per quanto frutto di attenta valutazione, lo prevediamo già, non mancheranno di suscitare polemiche e proteste. Sono comportamenti scontati, anche in un clima di grande fragilità politica. Ma forse il governo, fatte le debite scelte, farà bene a tirare diritto.