Conferenza di Ginevra, nulla di fatto dai negoziati per il trattato globale sulla plastica
di Sagal
La Conferenza di Ginevra sul trattato globale per la plastica si è chiusa senza accordo. Le divergenze tra i Paesi produttori di petrolio e la High Ambition Coalition hanno impedito di definire un testo condiviso. Nel frattempo, secondo i dati UNEP, il 76% della plastica prodotta a livello mondiale finisce ancora in discarica.
Negoziati bloccati – L’appuntamento di agosto in Svizzera era considerato cruciale, ma la mancanza di convergenza ha portato a un nuovo nulla di fatto. Arabia Saudita, Russia, Kuwait e Iran, sostenuti dai cosiddetti Like minded countries, hanno difeso il ruolo del petrolio nella produzione di plastica e respinto ogni proposta di riduzione significativa.
High Ambition Coalition – A sostenere posizioni più avanzate è stata la coalizione guidata da Ruanda e Norvegia, che riunisce oltre 70 Paesi, inclusa l’Unione Europea e diversi Stati africani, ma non l’Italia. L’alleanza si è posta tre obiettivi principali: contenere la produzione e i consumi di plastica, sviluppare un’economia circolare capace di proteggere salute e ambiente, e promuovere una filiera del riciclo sostenibile. Secondo la stessa coalizione, il consumo globale di plastica è quadruplicato negli ultimi trent’anni.
Dati allarmanti – L’UNEP ha calcolato che tra il 1950 e il 2017 sono state prodotte 9,2 miliardi di tonnellate di plastica. Sette miliardi sono già diventati rifiuti, smaltiti quasi sempre in discariche. Il tasso di riciclo rimane fermo al 10%.
Frenata a stelle e strisce – Gli Stati Uniti si sono mossi in maniera ambivalente. L’amministrazione Biden aveva aperto alla riduzione della plastica e all’introduzione di standard minimi, ma a febbraio Donald Trump ha firmato un ordine esecutivo che annulla la decisione del suo predecessore di eliminare la plastica monouso nei servizi di ristorazione federali. Una mossa che ha indebolito la linea negoziale americana.
America Latina – Brasile e Paesi del gruppo Grulac hanno posto l’accento sulla cosiddetta just transition. La disponibilità a ridurre la produzione è condizionata dall’introduzione di strumenti di compensazione economica per le comunità più esposte agli effetti della transizione. Il nodo rimane su chi debba finanziare tali misure e con quali criteri.
Sostanze chimiche – Il trattato avrebbe dovuto affrontare anche il tema della tossicità delle plastiche. Uno studio pubblicato su Nature ha mappato oltre 16.000 sostanze chimiche contenute nelle plastiche. Di queste, 4.200 sono considerate dannose per la salute e l’ambiente, ma solo 980 sono regolate da norme specifiche. La questione del bio-accumulo non ha però trovato spazio nelle decisioni finali.
Prospettive incerte – Il trattato globale sulla plastica avrebbe dovuto essere approvato entro il 2024. Quello di Ginevra è stato il quinto incontro senza esito dal 2022. La prossima tappa dei negoziati non è stata ancora fissata, segno di un processo sempre più in salita.
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