Come si vive con la reclusione del coronavirus

di Paolo Lingua

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Come si vive con la reclusione del coronavirus

La Liguria sta, con qualche dubbio, prendendo atto della nuova disciplina, molto dura e rigorosa (per  alcuni osservatori del mondo del lavoro eccessiva), decisa dal governo per far fronte alla epidemia (o pandemia come qualcuno suggerisce) del coronavirus. C’è un clima nervoso nel mondo commerciale: ci sono molti Civ che puntano a tenere aperti i negozi di ogni genere sino alle 16 per garantire un servizio civico a chiunque debba fare acquisti e non mancano bar e ristoranti che stanno pensando addirittura di chiudere per tutto il giorno, considerato che ormai la città e tutta la regione chiuderanno le luci dopo le 18, quando tutto il mondo dovrà fermarsi.

Non è il clima migliore, anche se ormai tutti debbono accettare la linea imposta non più soltanto alle regioni e alle province che costituivano la cosiddetta “zona rossa”.

La verifica, che avremo soltanto nei prossimi giorni o meglio nelle prossime due settimane, ci dirà se questo sistema fermerà e ridimensionerà il fenomeno della crescita dell’infezione da coronavirus. Solo i dati, giorno per giorno, ci faranno capire se la durezza della disciplina voluta dall’esecutivo sarà davvero efficace a frenare una infezione che, secondo tutti i vertici medici e scientifici, si svilupperebbe soltanto attraverso i contatti personali. Per questo occorre puntare a bloccare o0gni forma di vita sociale, in tutti i sensi e in tutti i settori.

Ma non è ancora chiaro quanto tempo ci vorrà per frenare un fenomeno che non è ancora scientificamente  controllabile. Vedremo nei prossimi giorni che effetto potrà avere il blocco serale di ogni attività e di ogni contatto sociale con la popolazione di fatto costretta in casa per mancanza  di ogni possibilità e di ogni evento, costo che teatri, cinema, associazioni, sport, evasione e ogni altra forma di socializzazione sono chiusi, vietati e blindati. Si annunciano poi controlli – non si sa bene come organizzati – per gli spostamenti sul territorio non necessariamente legati al lavoro o a precise esigenze familiari.  Ma gli interrogativi più pesanti, e che vanno ben oltre le questioni prettamente locali, riguardano la situazione economica. Se si considerano gli esiti del mercato borsistico e certe crisi di specifici settori, le perplessità aumentano.  

Non sappiamo ancora, al di là di certi settori specifici (il petrolio tanto per fare un esempio macroscopico), quali potranno essere gli aspetti critici d’una crisi che si sta mostrando preoccupanti. Si parola di blocchi di ordinazioni per la costruzione di navi, di stipo a settori delicati di import export, per non parlare di un settore di grande peso finanziario, anche per la filiera cui da vita. Come il turismo che, per un paese come l’Italia, è di vitale importanza dal punto di vista finanziario. Purtroppo non ci sono soluzioni-chiave, ma occorre solo aspettare. Il tempo solo ci darà una risposta.