Come impiegare i rottami del ponte Morandi?

di Paolo Lingua

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Il Punto di Paolo Lingua

Come impiegare i rottami del ponte Morandi?
E’ di buon senso il ragionamento del sindaco-commissario Marco Bucci in margine alle problematiche sorte sui rottami del ponte Morandi, frutto delle esplosioni di cariche di dinamite o della demolizione manuale. Occorre non perdere tempo e non sperdersi su mille e mille disquisizioni tecniche o di esasperazione normativa. Detta in parole povere, una parte di questi materiali può essere impiegata per creare la struttura reggente del futuro parco sottostante al nuovo ponte, mentre un’altra parte potrà essere utilizzata negli interventi per il cosiddetto “ribaltamento a mare” della Fincantieri. Quest’ultimo progetto è sollecitato in continuazione dall’ ad Giuseppe Bono e dalla sua dirigenza, perché la grande impresa pubblica ha sulla carta importanti commesse per costruire nuove navi (da crociera e mercantili), molte delle quali potranno essere realizzate proprio nei cantieri genovesi. A questo punto le istituzioni locali si devono muovere per non affogare – sarebbe paradossale proprio sulla battigia, a dirla metaforicamente – in un palmo d’acqua. Per questo, Bucci spinge e fa bene. Da parte del Mit, al quale ieri ha rivolto un nuovo invito, per superare la burocrazia che rischia di bloccare l’utilizzo dei rottami (che non sono rifiuti) per il “ribaltamento”. Tra l’altro, le continua analis98i e i successivi controlli hanno ormai assodato che tra i rottami o non ci sono addirittura residui di amianto o se ce ne sono tracce sono nettamente al di sotto del livello di rischio. Quindi è giusto spingere e utilizzare tutti i poteri che il commissariamento straordinario ha concesso a Marco Bucci. Genova, obiettivamente, ha fatto miracoli ne salti mortali per velocizzare la ricostruzione e per collegare servizi, strade, nuovi passaggi. Via Fillak sta riprendendo piano piano e ai primi di agosto dovrebbe essere riaperta via Porro. Accanto alla rimozione della rottamazione si stanno movendo le imprese impegnate alla ricostruzione del ponte, proprio per non cadere nel rischio dei tempi morti che in vicende simili sono gli ostacoli più pericolosi e temibili. Inutile ripetere che la ricostruzione e la ripresa del passaggio autostradale avrà un effetto non solo pratico, ma anche psicologico per la ripresa della città. Il parco disegnerà in maniera nuova e più vivibile il quartiere e, come si è detto, il trasferimento dei rottami per il ribaltamento a mare della Fincantieri servirà a cancellare residui ingombranti e dolorosi e servirà a dare a Genova investimenti, posti di lavoro e miglioramento diretto e indiretto della qualità della vita. D’altro canto, anche a livello nazionale, sia pure nel confuso caos delle diatribe tra alleati di governo, si torna a discutere sull’urgenza di riprendere le grandi opere, soprattutto infrastrutture a tutti i livelli. Il tema è stato riagganciato questa mattina dallo stesso Matteo Salvini a Genova per affrontare il tema del riutilizzo dei beni sequestrati alle mafie. Il leader della Lega, che per la verità è sempre stato favorevole alla ripresa e al rilancio delle grandi opere, è tornato sul tema lanciando un aggancio al ministro Danilo Toninelli, in passato assai più titubante su questi temi. Salvini è convinto che una grossa spinta alla ripresa economica venga appunto dallo sblocca-cantieri. L’Italia ha bisogno di ristrutturazione e potenziamento del sistema autostradale (polemiche sulla revoca delle concessioni a parte) e soprattutto di quello ferroviario grazie all’alta velocità (o alta capacità, come la si vuole chiamare). A Genova, accanto alla spinta per non perdere tempo sui lavori del Terzo Valico, occorre chiudere la partita, ormai annosa, sul caso della cosiddetta “Gronda”, visto che i suoi oppositori politici, presi da problemi più grossi, da tempo tacciono. E’ finito il tempo dei discorsi da salotto sulla “decrescita felice”.