Ci saranno ministri e sottosegretari liguri nel nuovo governo?
di Pietro Roth
3 min, 3 sec
Il punto di Paolo Lingua
Sarà, come si dice in ginecologia, una sorta di “parto podalico” ma, alla fine, questo governo “giallorosso” si farà. Lo ha fatto capire oggi pomeriggio Zingaretti, che ne ha dato giustificazione non senza accenni di retorica moralistica, mentre più o meno sembrano ormai inclini al sì anche i “grillini”. Mentre andiamo in stampa aspettiamo l’annuncio dell’incarico a Giuseppe Conte da parte del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. I “buchi” per il momento non mancano e riguardano la delicata questione del vicepremier, del ruolo di Ligi Di Maio nel nuovo governo e in particolare come andranno a incastro le caselle degli incarichi dei ministri. Poi ci saranno le altre incognite.
La prima è il voto sulla piattaforma Rousseau gestita dai grillini, un passaggio poco gradito al Pd che però sembra ormai inclini a dire di sì quasi a tutto, mentre occorrerà capire come si muoveranno le varie anime all’interno del M5s. Per il momento, al di là di qualche annunciato voto contrario in casa del M5s, ci sono forti interrogativi su quello che sarà nei prossimi mesi il comportamento di Matteo Renzi e dei suoi fedelissimi: punteranno a provocare la scissione per fare un nuovo partito oppure continueranno a tenere sotto scacco la fragile truppa di Zingaretti? Nel frattempo il Pd oggi ha subito la prima scissione, la cui consistenza numerica è difficilmente valutabile ma che ha un peso psicologico. L’ex ministro Calenda, infatti, stamani si è dimesso prima dalla direzione del partito, poi ha annunciato la suo fuoriuscita. Punterà a dar vita a un partito che si ponga tra l’ala moderata del centrodestra e la destra del Pd. Sia pure in una strategia del silenzio che ha caratterizzato la base e i vertici del partito sin dall’inizio della trattativa per formare il nuovo governo, in Liguria ci si interroga se ci saranno incarichi ad esponenti locali nel futuro esecutivo. Nel M5s i parlamentari sotto il riflettore sono: Simone Valente, Matteo Mantero o Sergio Battelli. Difficile che diventino ministri ma potrebbe emergere qualche incarico da sottosegretario. Inoltre nel Governo, da sempre da loro sostenuto, potrebbero farsi spazio anche esponenti dell’estrema sinistra. G
ira, ma non ci sono conferme, il nome dell’on. Luca Pastorino ex sindaco di Bogliasco, forse la personalità più forte di quella parte dello schieramento politico. Ma gli interrogativi più vistosi riguardano il Pd. Si parla con insistenza sul vicesegretario nazionale Andrea Orlando, parlamentare spezzino alla seconda legislatura, braccio destro di Zingaretti e che ha seguito tutte le trattative. Tornerà al suo vecchio dicastero della Giustizia? Oppure ascenderà al ruolo di vicepresidente del Consiglio, a fianco di Giuseppe Conte? Poi c’è un potenziale ruolo di Roberta Pinotti, oggi vicina a Zingaretti ma anche molto legata a Franceschini, gran sostenitore del futuro governo dove spera di tornare come ministro. Roberta Pinotti potrebbe essere ancora ministro della Difesa incarico da lei coperto per oltre quattro anni? Tutti i pronostici sono aperti perché poi le scelte che riguardano la Liguria, una delle regioni dove il Pd ha fatto “filotto” di clamorose sconfitte nel giro di pochi anni andranno incastrate in un complesso gioco di equilibrismi anche con le istanze di regioni di maggiori dimensioni e di maggiore peso. Come abbiamo anticipato nei giorni scorsi, su tutta la vicenda politica si allunga l’ombra delle ipotetiche strategie per quel che riguarda la prossime elezioni regionali. In Liguria, dopo anni di feroci contrasti e di visioni opposte dello sviluppo economico, sarà possibile una alleanza Pd-M5s contro il centrodestra di Giovanni Toti? E quali saranno le scelte sull’Ilva, sulla Piaggio e soprattutto sulla Gronda? Come si diceva nel linguaggio dei classici: ai posteri l’ardua sentenza.
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