Ci sarà una crisi dell’acciaio?
di Paolo Lingua
La complessa vicenda dell’ex Ilva, già controllata dalla multinazionale Arcelor Mittal e ora sotto la gestione della mano pubblica, rischia di avere pesanti ricadute a livello nazionale, sia sul piano della gestione imprenditoriale sia su quello dell’occupazione. La situazione è alquanto complessa, dopo la durissima sentenza che ha condannato a più di vent’anni di carcere i fratelli Riva e a una dura pena anche l’ex presidente della regione Puglia Vendola in margine al grave inquinamento in atto a Tarando con un numero molto alto di morti, anche tra giovanissimi, per l’inquinamento atmosferico che si prolunga da anni, in particolare per le produzioni cosiddette “a caldo”. La sentenza della corte d’assiste di Tarando implicherebbe, per conseguenza, la chiusura dei procedimenti “a caldo”, reale cause di inquinamento e di diffusione di gravi malattie. Una scelta che bloccherebbe di fatto la produzione della maggior impresa siderurgica dell’Europa. Ci si chiede a questo punto quale fosse la strategia di Arcelor Mittal che ha acquisito meno di dieci anni fa l’azienda italiana.
Contava su una situazione meno grave, oppure puntava alla chiusura di Taranto per imporre la propria produzione sul mercato europeo, annullando la realtà italiana sino a quel momento leadership nel vecchio continente. Il rischio di chiusura di Taranto – che conta su una struttura che da lavoro a più di 10 mila addetti – è molto pesante ed è possibile perché la riapertura potrebbe aversi solo dopo la rimessa alla normalità della produzione, al di fuori di gravi danni ambientali. Con pesanti investimenti. Toccherà alla Cassa Deposti e Prestiti intervenire di fatto, mentre Arcelor Mittal prenderà le distanze? E’ molto probabile ma è indubbio che ciò comporterà un forte investimento da parte delle casse pubbliche che diverranno di fatto le reali titolari dell’industria siderurgica.
Le conseguenze d’una ristrutturazione produttiva con la messa in sicurezza ambientale della cosiddetta produzione “a caldo”, reale fonte di inquinamento ambientale, quali blocchi produttivi provocheranno negli stabilimenti di Genova e di Novi Ligure che, pure, non hanno provocato alcun fenomeno inquinante? Difficile prevederlo, anche se le organizzazioni sindacali sono già sul piede di guerra. In effetti, all’esterno del grande centro siderurgico, stanno sorgendo preoccupazioni e proteste da parte del mondo imprenditoriale che impiega la latta (ad esempio tutti coloro che impiegano scatolame alimentare) e che teme di restare senza forniture adeguate nel caso di blocco della produzione. Perché, come è noto, gli stabilimenti di Genova e di Novi Ligure, pur non inquinanti e al di fuori delle indagini e delle inchieste giudiziarie, pur essendo i maggiori produttori di latta sono bloccati perché operano sulla base degli input di Taranto. Il che significa che l’acciaio è fondamentale per la produzione italiana e che la situazione internazionale potrebbe creare non pochi problemi, anche sul piano dei costi sociali, perché saremmo costretti a ricorrere a prodotti stranieri, mentre in Italia saremmo costretti a ricorrere a massicce percentuali di cassa integrazione.
Il che, volendo fare un’analisi sulla politica strategica italiana degli ultimi vent’anni (per non dire trenta), ci porterebbe a mettere in luce gravissimi errori, non solo del periodo della gestione della famiglia Riva, ma anche di quella pubblica ex Italsider. Errori caratterizzati in particolare sulla situazione di Taranto, da momento che quando Genova era la capitale della siderurgia nazionale, non si erano verificati casi tanto clamorosi di inquinamento territoriale. I punti interrogativi sul prossimo futuro sono decisamente molto gravi e riguardano anche le procedute di cessione al gruppo Arcelor Mittal la cui strategia non è assolutamente convincente, dopo dichiarazioni iniziali di potenziamento e di rilancio. Quanti casi di errori e di malafede dovremmo cercare di chiarire? Sappiamo solo che ci aspettano anni molto difficili.
Altre notizie
Da Cingolani a Draghi, in attesa del Pnrr
08/02/2022
Il caos di destra e sinistra
07/02/2022
La gran confusione della politica
04/02/2022
Ariel Dello Strologo: conto alla rovescia
03/02/2022