Chiusure e aperture in Italia e in Europa
di Paolo Lingua
La Germania, e altri stati del Nord Europa, così come l’Inghilterra hanno deciso per il rigore in occasione delle feste di Natale e di Capodanno. Dopo il discorso duro ma anche generoso e coraggioso della Merkel al Parlamento di Berlino, forse occorre che tutti in Europa (e magari nel mondo) si rendano conto che ilo rischio è sempre grande e che la pandemia non fa sconti a nessuno. Ci sono tutti i presupposti per una terza ondata di contagi a partire da febbraio. Ed è inutile giocare con i “distinguo” sottolineando che il contagio è meno forte e pericoloso rispetto alla scorsa primavera e che, comunque, scendono i ricoverati in terapia intensiva. I mori aumentano e in particolare proprio nel nostro Paese. Per i deceduti da coronavirus l’Italia è tra i primi quattro Stati del mondo. Inutile giustificarsi con la questione dell’età media, una delle più alte a livello internazionale e, appunto, dell’alta media di anzianità dei deceduti. I fatti concreti e i numeri parlano da soli. Hanno ragione, a livello di governo, i ministri Speranza e Patuanelli che invocano alcune settimane di rigore in occasione delle festività per contenere la diffusione delle infezioni anche per arrivare in condizioni migliori al momento del decollo dei vaccini, una data che dovrebbe essere fissata per la metà di gennaio.
Se si conterrà con il rigore la cosiddetta “terza ondata” il decollo del vaccino sarà certamente più favorevole per tutta la popolazione. Certo, si comincerà con gli addetti ai lavori della sanità, con gli ospiti delle Rsa e con i cittadini sopra gli ottanta anni per poi passare a quelli al di sopra dei sessanta e così via. Ma, considerata la complessità della distribuzione e della tecnica di vaccinazione, cominceremo a stare meglio tra la fine della primavera e l’inizio dell’estate. Inutile farsi illusioni. Anche perché è ancora volto vago e confuso quello che sarà l’atteggiamento degli italiani nei confronti del vaccino (che non sarà quello prodotto da una sola casa farmaceutica, ma da diverse realtà: farmaci diversi e forse neppure sempre omologhi). Al di là dei negazionisti che poi sono una stretta minoranza, c’è una vasta percentuale di scettici e di chi preferisce stare in attesa, per capire quello che attiene alle intolleranze e comunque agli effetti della terapia.
Al tempo stesso non sarò del tutto comprensibile l’effetto della vaccinazione se non si raggiungerà una percentuale molto alta di vaccinati. Sono tanti ancora gli interrogativi e i punti dubbi che coinvolgono la vicenda della pandemia, anche perché non è ancora chiaro quali e in che misura saranno gli arrivi dei vaccini. Per il momento resta certa la quantità di un milione e settecentomila dosi che copriranno la prima fase delle fascia già accertata, ma per completare l’opera occorrerà giocare, anche solo in prima battuta, su decine di milioni entro l’inizio dell’estate. Nel frattempo restiamo in attesa delle decisioni del governo sulle discipline e sui comportamenti collettivi che saranno prescritti per i prossimi giorni da qui all’Epifania.
Le scelte oscillano sul solito pendolo “all’italiana” con il quale non si vorrebbe scontentare nessuno. Come s’è già detto c’è la strada del rigore perché è impossibile di fatto impedire gli assembramenti anche solo per l’acquisto dei regali natalizi nei centri cittadini. D’altro canto anche questa estate sono bastate poche concessioni agli spostamenti o alla frequentazione dei locali per mettere le premesse alla “seconda ondata” di contagi in autunno. Al tempo stesso sia il governo, sia in particolare le regioni e i comuni, sono pressati dalle categorie in crisi, commercianti, ristoratori titolari di bar, per non parlare di tutti il settore turistico. Tutti elementi che incidono sulla crisi economica e che potranno effetti alle prossime elezioni amministrative. Ma la politica tradizionale, quella di “un colpo al cerchio e un colpo alla botte” può anche funzionare a modo suo in epoche più tranquille di quella attuale. Il compromesso non è affatto semplice. Ma aspettiamo, incrociando le dita, le decisioni dei vertici in questo nevrotico conto alla rovescia.
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