Chiuso il 2020 “annus horribilis”: tutte le speranze per il 2021

di Paolo Lingua

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Chiuso il 2020 “annus horribilis”: tutte le speranze per il 2021

Il 2020 sarà per tutti quello che o0rmai per una definizione conclamata sarà sempre ricordato come “annus horribilis”, secondo una vecchia definizione coniata dalla regina Elisabetta II d’Inghilterra. E’ stato un anno – poi con il tempo avremo modo di approfondirne l’interpretazione – nel corso del quale molte delle sicurezze in cui affondava il nostro modo di vivere e di sentire hanno subito un durissimo affondo. La pandemia e la crisi, per certi aspetti, della scienza e della medicina, non ce le aspettavamo proprio, soprattutto nel cosiddetto Mondo Occidentale. Guerre, crisi economiche devastanti e malattie  da settant’anni eravamo convinti di essercele lasciate alle spalle.

L’unico vulnus non previsto sinora è stato il terrorismo, quello di marca islamica, ma tutti lo consideriamo, per rimuovere le preoccupazioni,  come un evento casuale, frazionato. Guerra e fame sono ancora un pesante fardello per il cosiddetto “Terzo  Mondo”, di cui cerchiamo egoisticamente di non occuparci e che comunque avvertiamo come una cosa lontana. Ma la pandemia l’abbiamo pagata assai cara e molte delle nostre superficiali certezze sono andate sfumate. Ora, in queste ore d’una fine d’anno senza botti e senza fuochi artificiali, chiudiamo con una grande speranza, quella del vaccino. Ogni giorno, o meglio ogni ora, aspettiamo tutte le novità dai media. Le quantità di vaccino, i tempi di attesa per riceverlo e le possibili statistiche sulla percentuale di vaccinati che riporti la nostra vita sociale alla normalità. Molti notisti scrivono, anche con ragione, che dopo la fine o la quasi scomparsa del coronavirus, la nostra vita non sarà più la stessa di prima. Potrebbe essere vero, ma sorgono però molti dubbi.

E’ invece diffuso di tornare a vivere come prima. Sogniamo gli apertivi, le cene i viaggi, le vacanze in montagna e al mare, il cinema, il teatro, i locali pubblici i concerti. E, dato che si tratta d’una mentalità diffusa, faremo di tutto per lasciarci alle spalle i brutti ricordi, anche se resteranno nella nostra memoria le decine di migliaia di morti. Però è giusto, proprio in queste ore, poterci aggrappare alla speranza e al sogno d’una ripresa della vita di prima. Accanto alle evasioni e ai divertimenti ci sono problematiche  assai più importanti e impellenti. La prima è la ripresa economica che vuol dire tutti i motori produttivi e di servizio che si riscaldano; vuol dire ripresa dell’economia e del benessere collettivo; vuol dire posti di lavoro. Vuol dire un ritorno ai servizi pubblici funzionanti; vuol dire un ritorno alla scuola come prima, lasciandoci alle spalle le lezioni a distanza con il computer.  

Vuol dire tornare a spostarsi con tutti i mezzi – non solo per motivi di evasione -  da una città all’altra e tra regioni. Vuol dire riprendere una vita familiare normale e poter assistere, meglio di quanto avviene oggi, le persone anziane e sole della nostra famiglia. Questi sono i veri e seri fuochi e luminarie di Capodanno. Tutti sommettiamo sul 2021 e noi, come tutti quelli che lavorano e operano nell’informazione, vorremmo solo dare notizie positive, non per facile ottimismo, ma perché vogliamo la fine del dolore e la ripresa, in ricrescita, di tutto quanto è positivo e importante della nostra vita.