Caso Toti, Savi: "Ricorreremo in Cassazione, insistere sul pericolo di reiterazione sembra processo alle intenzioni"

di Redazione

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"Chiederemo altri confronti politici. Eventuali dimissioni possono far venire meno la pericolosità, scelta da bilanciare nel rispetto dell'elettorato"

Caso Toti, Savi: "Ricorreremo in Cassazione, insistere sul pericolo di reiterazione sembra processo alle intenzioni"

"Ricorreremo in Cassazione, insistere sul pericolo di reiterazione sembra processo alle intenzioni". Così in sintesi l'avvocato Stefano Savi, difensore di Giovanni Toti, dopo il verdetto del Riesame. "Il pericolo di reiterazione del reato è collegato al fatto che Toti possa interferire su una azione politico amministrativa della Regione e se ne può dedurre che una eventuale dimissione possa fare venire meno questa pericolosità". È quanto ha detto l'avvocato Stefano Savi, che assiste il presidente agli arresti domiciliari per corruzione. "D'altra parte - ha concluso - questa è una decisione che va bilanciata da parte nostra con tutta una serie di interessi nel rispetto dell'elettorato".

Lo stesso avvocato ha diffuso una nota in cui dice: "Prendiamo atto, ovviamente, della pronuncia del Riesame, con una considerazione preliminare: la mancata contestazione degli addebiti a carico del Presidente Toti, a cui i giudici fanno riferimento, inerisce infatti alla tipologia di giudizio richiesto, relativo alla sussistenza delle misure cautelari, non certo alla accettazione degli stessi.

Toti infatti, direttamente e per mio tramite, ha più volte ribadito di ritenere di avere agito solo nell’esclusivo interesse pubblico attraverso gli atti e i comportamenti inerenti alla carica ricoperta. Così come legittimi e regolari sono stati tutti i finanziamenti ricevuti dal suo movimento politico, escludendo ogni utilità o arricchimento personale.

Di tutto questo si discuterà nel processo, ove esso si celebri, nel quale siamo certi che, da  una visione complessiva delle politiche e dei comportamenti tenuti da Toti nell’esercizio della sua carica, sarà facilmente comprensibile l’inconsistenza delle accuse mosse.

Quanto alla pronuncia del Riesame nel merito delle misure  cautelari, rileviamo che, anche per i Giudici di Appello, non sussistano più rischi di inquinamento probatorio, dato il lungo tempo delle indagini e la cristallizzazione dei fatti.

L’ esplicito richiamo ai 90 giorni previsti dalla legge per l’espletamento degli atti di indagine urgenti e indispensabili all’ inchiesta, consentirà, nei prossimi giorni, valutazioni circa la possibilità di proporre nuova istanza circa misure cautelari maggiormente coerenti con la cessata esigenza.

Ovviamente non possiamo che dissentire con forza circa il persistente rischio di reiterazione del reato, che non tiene conto dei dati di fatto e di diritto da noi proposti. L’impossibilità di reiterare un reato la cui forma di esecuzione , stando agli atti della inchiesta, appare pubblica, visibile e riscontrabile, l’assenza di alcun tipo di “sistematicità” del collegamento tra donazioni e interventi del Presidente Toti, la leicita’ e regolarità degli atti amministrativi chiamati in causa, che, seppure istruiti e approvati da una molteplicità di soggetti, tecnici e politici, vedono indagato solo Toti, che quegli atti neppure firmava o approvava.

E in ultimo, una serie di atti posti in essere in queste settimane, quali il Commissariamento del Porto e la conclusione, con esito per altro positivo, delle pratiche Esselunga oggetto dell’inchiesta, rendono anche astrattamente non riproponibile la reiterazione dei medesimi reati contestati.

L’idea che Toti, con la sua carica, possa commettere reati simili con soggetti diversi, appare come un pregiudizio o un processo alle intenzioni, certamente estraneo alla storia di questi anni di amministrazione, estraneo alle accuse, ed estraneo al tema giudicato.

Così impostata infatti, la cancellazione delle esigenze cautelari appare incompatibile in perpetuo con la carica di Presidente di Regione, ma, visto il rigetto delle forme attenuate, appare incompatibile anche con l’esercizio dei diritti politici del soggetto indagato.

In ultimo, dal momento che i Giudici di Appello, ritenendo inapplicabile per legge una applicazione selettiva per “categorie” della cancellazione del divieto di comunicazione, ma ritengono al contempo necessaria la tutela dei diritti politici del Presidente e il loro esercizio effettivo per il tramite di incontri e colloqui attinenti a tale esercizio, come per altro già avvenuto, ci apprestiamo a richiedere al giudice competente una ulteriore serie di confronti, indispensabili alla definizione del quadro politico della regione, compresa la possibilità di comunicare, ove richiesto, attraverso contatti con organi di stampa, tenuto conto che tale diritto di espressione non può confliggere con il rischio di inquinamento probatorio, dichiarato non più sussistente, e non attiene al rischio di reiterazione del reato.

Resta ovviamente inteso che nelle prossime ore metteremo in campo tutte le istanze e i ricorsi ritenuti utili a garantire l’effettivo diritto alla difesa del Presidente Toti".