Anatomia di una vittoria: Bucci, il testa a testa e un campo largo che largo non è
di Matteo Cantile
La vittoria alle Regionali porta la sua firma ma con l'astensione alle stelle e la vittoria risicata il centrodestra non potrà dimenticare il 'fair play'
Alla fine ha vinto lui: il manager, il Sindaco del fare, l'uomo del ponte. C'è voluto lui, il Bucci come lo chiama la moglie Laura, passata dal silenzio all'onnipresenza nel giro di un mese e mezzo, per evitare al centrodestra di pagare il prezzo più alto per il caso Toti, la sconfitta.
Il candidato - Quando Telenord apprese dell'ipotesi che Bucci fosse entrato di prepotenza nella lista dei possibili uomini in corsa, era la mattina del 10 settembre (LEGGI QUI), la maggioranza dei suoi fedelissimi strabuzzarono gli occhi: possibile che Bucci, con i suoi problemi di salute e un ruolo di sindaco da portare avanti, voglia davvero candidarsi in Regione? Possibile, anzi, probabile. E alla fine, dopo un paio di giorni di assedio, disse Sì. Ma ieri sera, nella prima conferenza stampa dai nervi completamente distesi, si è fatto scappare un dettaglio rivelatore: "Sono stato convinto di farcela fin da quel 10 settembre". Ergo, quando Telenord dava notizia del primo contatto Roma-Genova per convincere Bucci, il Sindaco aveva già deciso. E pianificava la vittoria.
La fine del totismo - Ma questa campagna elettorale ha anche sancito la fine dell'esperienza totiana in Liguria (almeno per come l'abbiamo intesa negli ultimi 9 anni): tre suoi fedelissimi hanno fatto abbastanza bene (Giampedrone, in particolare, ma anche Nicolini e Bozzano), Marco Scajola ha fatto il pieno di consensi (ma in un partito strutturato come Forza Italia) ma nel complesso il cerchio magico si è sfaldato. Il centrodestra ha dovuto personalizzare la sua campagna elettorale su Bucci, quasi dimenticando o almeno superando Giovanni Toti. La cui presenza scenica è stata mal digerita dalla maggioranza dei suoi ex alleati: il libro, gli endorsement, i post social sono stati considerati più un danno che un appoggio. E ciò che ha detto Bucci ieri (ed è almeno la seconda volta che lo dice), "anche della giunta Doria ho portato avanti alcune cose che ritenevo buone", non sembra proprio una dichiarazione di continuità.
Pappa e ciccia - Più spontanea è stata invece Laura Sansebastiano, moglie del Sindaco, che ha vissuto la campagna elettorale tutta al fianco del marito candidato. Dopo il debutto di fuoco al Tgn Today di Telenord, di fianco 'al Bucci', la first lady si è lasciata avvicinare dai giornalisti anche nella serata della vittoria e sul rapporto tra il Sindaco e l'ex presidente di Regione ha detto che erano "pappa e ciccia". Una dichiarazione che ieri sera ha strappato un sorriso ma che solo 48 ore prima sarebbe stata gestita come un meteorite dall'ufficio stampa del candidato di centrodestra. Poi però un dettaglio che spiega molto: "L'idea di dover avere a che fare con un presidente di Regione non allineato alla sua visione lo ha convinto a candidarsi". Almeno in questo, insomma, la continuità è indiscutibile.
Il centrosinistra - Andrea Orlando ha perso per almeno due buone ragioni: non era un candidato capace di costruire liste civiche particolarmente forti in grado di strappare voti inediti (né poteva esserlo, visto che è uno storico esponente di partito) e non ha potuto contare su un'alleanza solida capace di sostenerlo. Il campo largo praticamente non esiste, almeno a livello locale: l'unica vera forza del centrosinistra è il Pd (e che forza!) ma gli altri si prendono le briciole e non sono decisivi. Il Movimento 5 Stelle, nella Liguria del ribelle Beppe Grillo (che pare non abbia votato) vale un pugno di voti e persino Alleanza Verdi Sinistra, che pure alle Europee aveva ottenuto un gran risultato (trainato, a onor del vero, dal tornado Salis), qui è viva quasi solo per l'apporto della Lista Sansa che, come era prevedibile, si è mangiata il partito.
L'astensione - E poi ci sono loro, quelli del primo partito, gli astenuti: potrebbero accordarsi e costruire il più forte movimento politico della Regione e forse d'Italia, se solo questa affermazione avesse un senso nella pratica. La gente è stanca, non crede che un Bucci, un Orlando o un Vattelapesca possano incidere veramente nelle loro vite, pensano (e non a torto) che la sanità va male oggi e andava male ieri e pure l'altro ieri. E finché i politici non troveranno la chiave, qualunque essa sia, per rimotivare i delusi il dato di chi non vota sarà sempre più alto.
Onore delle armi - C'è un ultimo dettaglio: in democrazia si vince con un voto in più, ok, però una partita così equilbrata non può non indurre a un comportamento collaborativo (per quanto possibile) tra maggioranza e opposizione. Tra Bucci e Orlando ci sono la miseria di 8.425 voti, l'1,41% di coloro che si sono recati alle urne. Bucci ha detto di voler essere il presidente di tutti, il Sindaco della Liguria: lo faccia davvero perché da questa mattina incontrare per strada uno che non lo ha votato sarà davvero molto, troppo facile.
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