Voglio ricordare Andrea Cerulli, grande tifoso del Genoa: l'ho promesso alla sua mamma
di Matteo Cantile
E' una delle vittime del ponte Morandi: lavorava in porto ed era innamorato della sua squadra.
Questa mattina, nel mio solito tragitto casa lavoro, nel mio solito bar, ho incontrato una signora che non conoscevo: era seduta con eleganza a un tavolino del dehor, sola, davanti a una tazzina di caffè. "Tu non mi conosci", ha detto rivolgendosi a me con un tono dolcissimo: poi, dopo un breve respiro, "sono la mamma di Andrea Cerulli".
Andrea, nel 2018, aveva più o meno la mia età. Lavorava in porto, amava il suo quartiere ed era pazzo per la sua squadra del cuore, il Genoa. Il 14 agosto di quell'anno è morto insieme ad altre 42 persone, bambini, donne, uomini come lui: Cerulli è una delle vittime del ponte Morandi.
Ho raccontato quella tragedia in tanti modi diversi ma ho sempre fatto il possibile per tenermi al riparo dal dolore: ognuno ha il suo vissuto, le sue tragedie personali, le ferite che non ha saputo rimarginare. Io il peso degli sguardi di quei parenti non lo so sostenere, mi perdo con loro, sono più debole di loro: quello sguardo stamattina ha centrato i miei occhi.
"Non dimenticatevi di Andrea, era un grande tifoso del Genoa, aveva anche giocato nei grifoni da ragazzino, era tanto appassionato", mi ha detto con un tono neutro eppure potentissimo. "Dillo ai tuoi colleghi che seguono il Genoa, Andrea ne sarebbe tanto felice".
"La vita va avanti - ha sospirato guardandomi, se possibile, con ulteriore intensità - Scusami se ti ho disturbato, ti guardo sempre in tv, ti voglio bene".
Scusami tu, mamma di Andrea. Scusa se non ti ho nemmeno chiesto come ti chiami, scusa se balbettavo come un cretino e sono scappato via senza sedermi, scusa se avevo gli occhi più gonfi dei tuoi. Lo ricorderemo senz'altro il tuo Andrea, assieme agli altri che hanno perso la vita senza un motivo.
Ti voglio bene anche io, mamma di Andrea. Ti abbraccio forte.
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