Brusca scarcerato, parla il figlio di Coco: “Accettare la legge anche quando fa male”
di Emilie Lara Mougenot
Il figlio del magistrato ucciso nel 1976 ricorda il padre e riflette sul caso Brusca: “Non possiamo tradire i principi per cui loro morirono”
Accettare la legge quando fa più male, proprio per onorarla. È questo, in fondo, il senso più difficile e più profondo della giustizia. Massimo Coco, figlio del procuratore generale Francesco Coco assassinato dalle Brigate Rosse nel 1976, ha espresso il suo pensiero riguardo alla scarcerazione di Giovanni Brusca, l’ex boss mafioso responsabile dell’omicidio del giudice Giovanni Falcone e di numerosi altri crimini, colui che azionò il telecommando nella strage di Capaci.
Dichiarazioni di Massimo Coco - “È un boccone amaro, ma la legge va rispettata ed è uguale per tutti”, ha dichiarato Coco, sottolineando l’importanza di aderire ai principi giuridici anche quando le decisioni possono risultare dolorose per le vittime. Francesco Coco, il suo padre, fu il primo magistrato assassinato dalle Brigate Rosse, un evento che segnò l’inizio di una lunga serie di attacchi contro lo Stato italiano durante gli anni di piombo.
Scarcerazione di Brusca - Giovanni Brusca, noto per aver premuto il detonatore nella strage di Capaci che uccise il giudice Giovanni Falcone nel maggio del1992, è stato liberato dopo aver scontato 25 anni di carcere e 4 anni di libertà vigilata, grazie alla sua collaborazione con la giustizia. La scarcerazione di Brusca ha suscitato reazioni contrastanti tra le famiglie delle vittime e l’opinione pubblica, evidenziando le tensioni tra giustizia, memoria e perdono.
La verità che manca – Per Coco, che ancora oggi attende una piena verità processuale sull’assassinio del padre, queste parole hanno un peso che va oltre il dibattito pubblico: “Dopo 49 anni non conosco gli assassini di mio padre, almeno non per una verità giudiziaria. Questo è un dolore che non si cancella.”
La forza della coerenza – Eppure, la scelta di non cedere alla rabbia è chiara: “Posso capire l’indignazione, perché Brusca è stato capace con una ferocia belluina di commettere reati che hanno segnato la storia del nostro Paese. Ma se la legge è uguale per tutti, deve restare tale. Mio padre è morto per rispettarla. Oggi, rinnegarla sarebbe un tradimento verso il suo sacrificio e quello degli uomini che erano con lui.”
Una memoria da custodire – Per chi, come Massimo Coco, ha vissuto la stagione più buia della nostra Repubblica, la coerenza resta il modo più autentico per onorare chi non ha esitato a pagare con la vita la difesa della legalità: “Le regole del diritto devono prevalere, anche quando la loro applicazione ci pesa di più.”
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