Genova, al San Martino il Genoa Line Quantification: nuovo software per diagnosi del fegato
di Anna Li Vigni
Strumento sofisticato in grado di rilevare la stadiazione delle malattie epatiche
Porta il nome della nostra città e lo porterà in tutto il mondo, perchè è un nuovo software che si sta sperimentando presso il San Martino di Genova. Ci racconta di che cosa si tratta, Paolo Borro, gastroenterologo ed epatologo che opera al Policlinico San Martino di Genova.
Il nome Genoa è un omaggio alla città e alla Liguria.
Si tratta di uno strumento sofisticato di diagnostica del fegato perchè è in grado di rilevare la stadiazione di eventuali patologie di questo organo vitale.
"Questo strumento serve per la stadiazione della fibrosi epatica: quanto è evoluta la malattia, se il fegato è normale o se ha delle alterazioni o addirittura la cirrosi. Non è l'unico sistema utilizzato. Ci sono le cosiddette “metodiche elastografiche” e, questo sistema vuole andare ad affiancare quest’ultime per rafforzare la diagnosi e fornire qualche elemento in più. E' una metodica molto semplice, presumibilmente quando verrà sviluppata avrà dei costi contenuti e potrebbe essere utilizzata anche a livello territoriale, in piccoli centri ambulatoriali, dove questo tipo di misurazioni sofisticate non si riescono a fare perchè hanno costi elevati", spiega il dott. Paolo Borro, epatologo.
Questo software rileva le irregolarità della superficie epatica. In passato quando si cercava una diagnosi cronica di malattia di fegato, addirittura si faceva la laparoscopia, cioè si entrava all'interno dell'addome per andare a vedere la regolarità del fegato poi, le metodiche si sono affinate.
Infatti grazie a questo sistema, dall'esterno riusciamo a capire se il fegato ha una superficie regolare o se il fegato ha delle irregolarità.
Quindi già dall'aspetto, dalla superficie, irregolarità eventuali che si vanno a riscontrare, si capisce se il fegato è sano oppure no.
Il fegato quando inizia ad avere una malattia cronica presenta una superficie irregolare e la capacità di questo sistema, utilizzato anche con l'ausilio delle reti neurali, tecniche molto sofisticate sviluppate dal Politecnico di Ingegneria di Genova, è quella di ricercare la regolarità o irregolarità della superficie. E' l'unica metodica utilizzabile per una misurazione, quantificazione di questo tipo. Abitualmente quando si va a cercare una malattia epatica, oltre a vedere gli esami e fare l'ecografia, si va a vedere con “gli occhi” quanto la superficie è regolare o irregolare. Ora questo non è più un dato soggettivo dell'operatore, ma è il sistema che riesce a identificare e a misurare.
Quindi c'è una diagnosi oggettiva che si basa su parametri che partono dalla situazione di normalità del nostro fegato l'F0, fino ad arrivare all'F4, che è la cirrosi epatica.
Teniamo conto che ci sono 1,5 miliardi di malattie croniche di fegato, quindi è un impatto enorme e alcune di queste vanno verso la cirrosi (1 milione e mezzo) e addirittura 800 mila possono andare verso il tumore del fegato, l'epatocarcinoma.
Non sostituisce del tutto la biopsia, ma si affianca alle altre metodiche che valutano l'elasticità del fegato mentre il GLQ valuta la regolarità di superficie. Con il GLQ andiamo a vedere se la superficie è regolare o irregolare, e se è irregolare, quanto è irregolare.
"Ad oggi utilizzo una metodica soggettiva, perchè attualmente deve essere ancora sviluppata. E' stata costruita in modo del tutto artigianale, con una grande raccolta di esami e qui sono stati i miei colleghi epatologi che mi hanno aiutato in questa impresa. Ad esempio la valutazione statistica di un collega molto bravo, Andrea Pasta e anche l'ausilio della Scuola Politecnica della dottoressa Delle Piane e il dottor Trombini, che hanno analizzato questa linea. Al momento è tutto in una situazione ancora embrionale. Infatti è stata approvata la validità del nostro lavoro scientifico che è stato pubblicato su una rivista internazionale ma ora esiste la fase dello sviluppo e di validazione su numeri più grandi, dove verrà confermata, spero, la bontà della nostra ricerca. C'è già stato l'interessamento da parte di aziende per lo sviluppo di questa metodica ma siamo ancora nella fase iniziale. Probabilmente a breve riuscirò ad avere delle notizie più precise, anche se non credo che ci saranno tempi lunghi perchè tutto il lavoro è stato svolto dal nostro gruppo e dal gruppo d'ingegneria che ha operato in modo eccelso", sottolinea Paolo Borro.
Manca la validazione su numeri grandi, validazione con più biopsie, validazione con più confronti con le altre metodiche elastometriche però questo sistema non deve andare a sostituire quello che c'è ma deve aiutare e avere una diffusione più capillare sul territorio, perché avendo costi bassi, grazie all'utilizzo delle macchine che sono già presenti sul territorio, andrebbe solamente implementato il numero degli ecografi: ed ecco che tutto non dovrebbe essere complicato.
Questo sistema andrebbe ad integrarsi con quelli già esistenti, solamente in alcuni casi li sostituirà”, conclude l’epatologo Paolo Borro.
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