Biodiversità, elefanti in pericolo: crollano le popolazioni tra Africa e Asia

di Simone Galdi

2 min, 39 sec

Nella Giornata mondiale dell’elefante il WWF lancia l’allarme: bracconaggio e perdita di habitat mettono a rischio la specie

Biodiversità, elefanti in pericolo: crollano le popolazioni tra Africa e Asia

In un secolo l’Africa ha perso oltre il 90% dei suoi elefanti e in Asia restano appena poche decine di migliaia di individui. Nella Giornata mondiale dell’elefante 2025, il WWF richiama l’attenzione sul ruolo delle femmine nella sopravvivenza dei branchi e sull’urgenza di contrastare bracconaggio, commercio di avorio e conflitti con le comunità umane.

Valore ecoculturale – La ricorrenza, celebrata ogni 12 agosto, quest’anno si concentra sulla leadership femminile nei branchi. Le femmine adulte guidano gli spostamenti, scelgono le fonti di cibo e acqua e decidono come affrontare i pericoli. Per il WWF è anche l’occasione per promuovere azioni di conservazione e sensibilizzare sul valore ecologico e culturale di questa specie.

Asia – In otto Paesi del Sud-Est asiatico e in Cina sopravvivono tra 8.000 e 11.000 elefanti in natura, distribuiti su appena il 5% dell’areale storico. Questi animali, definiti “ingegneri dell’ecosistema”, disperdono semi, creano passaggi nelle foreste e modificano gli habitat a beneficio di altre specie. La perdita di habitat, il bracconaggio e i conflitti con l’uomo hanno ridotto drasticamente le popolazioni, in alcuni casi a poche centinaia di esemplari. Non mancano i tentativi di difesa della specie con tecniche d'avanguardia. In Malesia, un progetto del Centro nazionale per la conservazione degli elefanti di Kuala Gandah ha sperimentato suoni minacciosi per allontanare gli animali dai campi. Il ruggito della tigre ha avuto l’effetto più forte, seguito dal ronzio delle api.

India e Thailandia – Con 25.000-30.000 esemplari, ospita la più grande popolazione di elefanti asiatici. La coesistenza è garantita da un quadro politico e giuridico solido, indennizzi per i danni e una forte affinità culturale verso la specie. Tra il 2009 e il 2020 sono stati spesi in media 4,79 milioni di dollari l’anno per compensare le perdite subite dalle comunità locali. In Thailandia, la gestione delle aree condivise tra umani ed elefanti è cruciale. Gli animali escono spesso dalle zone protette, aumentando i rischi. Le soluzioni proposte includono nuove aree di conservazione, sistemi di risarcimento, gruppi di monitoraggio comunitari e maggiore autonomia alle autorità locali.

Africa – Il continente ospitava circa 12 milioni di elefanti un secolo fa, oggi ridotti a 415.000. L’elefante di savana è in pericolo e quello di foresta in pericolo critico. Ogni anno circa 20.000 esemplari vengono uccisi per l’avorio. A bracconaggio e deforestazione si aggiungono conflitti con le comunità locali per l’accesso alle risorse. In Camerun, Repubblica Centrafricana, Congo, Repubblica Democratica del Congo e Gabon l’organizzazione porta avanti iniziative per mitigare i conflitti, ridurre il commercio di avorio, sviluppare attività economiche sostenibili e rafforzare le misure anti-bracconaggio. Nel Tridom è attivo il programma “Una foresta per gli elefanti”, che prevede monitoraggi, uso di tecnologie avanzate e un approccio chiamato SAFE per garantire sicurezza a persone, fauna, habitat e proprietà. Studi in Kenya e Tanzania indicano che chi attribuisce un valore culturale agli elefanti tende a sostenerne la protezione, mentre chi subisce danni è più ostile. Migliorare la convivenza richiede investimenti nelle comunità locali e strategie che considerino l’insieme della fauna selvatica.

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