Bertocchi: "I professionisti della sanità pubblica vogliono essere ascoltati"
di Marco Innocenti
Il segretario Cisl Fp Liguria: "La loro esperienza diretta è un tesoro che non può essere ignorato"
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Proprio l'enorme importanza della loro opera nel corso dell'emergenza coronavirus, ha messo in chiara evidenza come le professionalità della sanità pubblica, tutte le professionalità, abbiano un enorme bagaglio di competenze da poter mettere a frutto, sia nella pratica professionale quotidiana sia, anche, nella programmazione e nella predisposizione delle scelte organizzative. Troppo spesso, infatti, queste scelte sono state affidate a manager a volte estranei al mondo della sanità e, più spesso, legati piuttosto al mondo della politica. Ora i professionisti della sanità pubblica chiedono di contare di più, anche nel momento della scelta delle linee guida da seguire per la progettazione della sanità del futuro.
Partendo da questa constatazione, il segretario generale Cisl Fp Liguria Gabriele Bertocchi e l'Operatore di federazione Cisl Fp Liguria Andrea Manfredi hanno diffuso un comunicato congiunto nel quale rivendicano un ruolo più centrale per i tanti professionisti della sanità pubblica. "Troppe volte per primi abbiamo denunciato la creazione di strutture sanitarie ispirate da progetti ambiziosi, che hanno completamente bypassato qualsiasi studio di sostenibilità dal punto di vista assistenziale. - si legge - Enormi reparti dedicati alle più disparate specialità medico chirurgiche, “ecomostri della salute” assemblati senza la dovuta attenzione alle prerogative necessarie sotto il profilo della struttura o dell’organico. E quasi sempre, varati senza prestare ascolto alcuno alle proteste di chi avrebbe poi dovuto sostenerne il peso dell’effettivo lavoro".
"Lontani dall’intenzione di creare divisioni tra i protagonisti dell’immane lotta che medici, infermieri, oss, tecnici e tutti i dipendenti della sanità hanno sostenuto e tuttora ancora sostengono, non possiamo far a meno di sottolineare come, l’aver lasciato troppo spesso inascoltati i moniti e le osservazioni degli operatori delle professioni sanitarie, abbia dato luogo ad inefficienze organizzative, alle quali, oggi, davanti a questa terribile epidemia, tutti ci siamo trovati a dover rendere conto. Superata l’emergenza COVID-19 – giorno che speriamo non sia lontano nel tempo – il modo di concepire l’organizzazione sanitaria dovrà tener conto in maniera imprescindibile del parere di chi il lavoro lo svolge realmente sul campo e non lo calcola solamente con dati teorici".
"Numerose - aggiungono - sono le realtà che se sviluppate con la ragionevolezza dell’esperienza diretta, potrebbero rappresentare un primo fronte di effettivo supporto alla società nel mantenimento della salute, in ottica di cura e di prevenzione. Realtà che già oggi hanno per protagonisti assoluti gli operatori delle professioni sanitarie, come i reparti a gestione infermieristica o come i contesti in cui opera l’infermiere di famiglia, ne sono solo esempi che dovrebbero essere implementati. E allora, se riconosciamo una competenza specifica diretta agli infermieri, ai fisioterapisti, ai tecnici di radiologia, di laboratorio, e a tutti gli altri laureati delle professioni sanitarie, perché mai continuiamo a lasciare inascoltato il loro parere, spesso solo per rincorrere le vanagloriose idee di pochi sedicenti “esperti della materia”? Le professioni sanitarie sono fatte, per l’appunto, da professionisti, i quali non possono essere considerati solo meri esecutori di scelte altrui, ma hanno anzi il dovere ed il diritto di poter incidere seriamente sugli aspetti organizzativi della sanità pubblica, a tutti i livelli".
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