Benvenuti nell'inferno della Serie B: avversari nel bunker e arbitri scadenti

di Gessi Adamoli

3 min, 29 sec
Benvenuti nell'inferno della Serie B: avversari nel bunker e arbitri scadenti

Benvenuti nell'inferno della serie B. Per chi non avesse avuto ben chiaro dov'è finito il Genoa e da dove deve cercare di scappare via al più presto, la partita col Benevento è stato un sunto pratico ed efficacissimo: avversari chiusi nel bunker e livello arbitrale scadente.

A Marassi, ma molto spesso anche in trasferta, la squadra di Blessin dovrà affrontare tutte partite sulla stessa falsariga. Ovvero avversari schierati con nove, anche dieci giocatori sotto la linea della palla e spazi tutti rigidamente blindati. E senza apriscatole la scatoletta di tonno non la apri. Non a caso è stato Gudmundsson, l'unico in grado di saltare l'uomo e creare superiorità numerica, il migliore in campo di una squadra in cui la mancanza di ispirazione offensiva ha costretto Coda, il bomber designato, a riciclarsi come rifinitore. Sarebbe stata la partita di Aramu, lui pure micidiale nell'uno contro uno, ma il solito procuratore in attesa dell'offerta della vita ha fatto perdere al Genoa e al giocatore una settimana. Una proposta migliore di quella del Genoa (800 mila a stagione per tre anni) è impensabile che gli arrivasse, forse Cremonese o Empoli, squadre alle quali un profilo come Aramu avrebbe fatto sicuramente comodo, potevano garantirgli lo stesso trattamento economico?

Se non hai meccanismi di gioco perfetti come quelli del Genoa di Scoglio, dove la catena Eranio-Ruotolo funzionava come un orologio svizzero, o di quello di Gasperini con il 3-4-3 a trazione anteriore che era una sorta di trita sassi, diventa fondamentale avere il giocatore che sa saltare l'avversario in dribbling come nelle promozioni con Simoni che aveva Bruno Conti la prima volta e Claudio Sala l secondo. Ecco che in rosa, da poter utilizzare a partita in corsa, ci poteva allora stare Caso ceduto al Frosinone per un milione e 200 mila euro. E che, non per niente, era uno dei pochi giocatori ad avere mercato tra quelli considerati in esubero.

La manovra del Genoa era troppo prevedibile, la palla girava lenta e Hefti e Pajac, gli esterni, la ricevano da fermi e mai sulla corsa. E per altro con sovrapposizioni sulle corsie laterali praticamente inesistenti. Con un giro palla così stucchevole era inevitabile allora provarci da fuori ma l'ex Paleari ha fatto degna figura.

In serie B poi il livello degli arbitri si abbassa in maniera esponenziale. Il 90 per cento dei direttori di gara che arriva in quella categoria poi non riesce a fare il salto e rimarrà per sempre un arbitro di seconda fascia. Proprio come Pezzuto che ha esordito nella serie cadetta nel 2014, ma che, in tutti i questi anni, non è riuscito a mettere assieme nemmeno una decina di partite in A. Una delle poche decisioni corrette del direttore di gara di Lecce era stato assegnare il rigore al Genoa, salvo poi farsi condizionare dal varista, tal Maggioni, e ritornare sui suoi passi. Peccato che si siano persi la trattenuta di Masciangelo alla maglia di Portanova. Il Var deve intervenire su un errore chiaro ed evidentemente il fatto che ci abbia messo due minuti prima di decidere sta a significare che l'errore, ammesso che ci fosse, poi tanto cosi evidente non era. Che, al di là delle valutazioni di parte, fosse oggettivamente rigore ne ho avuto la conferma quando nell'intervallo mi ha chiamato Tiziano Pieri, ex arbitro internazionale e ora moviolista alla Rai, per dirmi, come ho prontamente riferito in Stadio Goal, che “era rigore tutta la vita”.

In serie A agli arbitri è raccomandato di fischiare all'europea ovvero intervenire il meno possibile. Pezzuto invece ha arbitrato all'antica, fischiando anche il contatto più lieve. Quelli de Benevento hanno immediatamente capito l'antifona e al minimo soffio di vento cadevano tarantolati. Per non parlare della palla che si portavano regolarmente a spasso prima di lasciar battere una punizione. Ma il pavido Pezzuto non è mai intervenuto per intimare di non perdere tempo.

Mancano dieci giorni alla chiusura del mercato e i 777 non hanno certo intenzione di fermarsi. Chiuso per Aramu hanno intenzione di tornare all'attacco anche per Puscas perché Coda ha bisogno di un partner più tecnico rispetto agli istintivi Ekuban e Yeboah. Nel mirino anche un difensore centrale mancino.