Banca Carige, nuovi problemi ma cresce un cauto ottimismo
di Paolo Lingua
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Nuovo “stop”, nella speranza d’un pronto “go”, nella tormentata vicenda, ormai pluriennale, della banca Carige. Nelle scorse settimane la Bce ha riscontrato, da un esame approfondito dei conti della banca, un possibile “buco”, per usare un termine di linguaggio corrente, di 257 milioni di “rettifiche” mai comunicata – parte – della gestione che è decaduta ai primi di agosto. Il nuovo consigl9io d’amministrazione era già orientato a emettere obbligazioni per 200 milioni per rimettere in sesto la capitalizzazione. A questo punto si è dovuti salire a 400 milioni, di cui 320 già coperti, a detto, nella conferenza stampa di oggi, del presidente Pietro Modiano e dell’amministratore delegato Fabio Innocenzi. I vertici hanno assicurato che in questi mesi di attento e accurato lavoro sui conti della banca (che il 30 settembre ha chiuso la trimestrale ancora in rosso, ma con molte voci in crescita rispetto al recente passato) la situazione è stata in gran parte riassettata e che la Carige si appresta a navigare, sia pure con la massima prudenza, verso porti più tranquilli, salvo nuove sorprese. Non si sa ancora se la famiglia Malacalza interverrà ancora con una iniezione di nuovi capitali (si sussurrava sui 50 milioni) e se lo stesso faranno gli azionisti di maggior rilievo come Gabriele Volpi o Raffaele Mincione. Ci sono ancora molti movimenti coperti che forse saranno ricostruiti nei prossimi giorni, perché, al di là del prudente ottimismo ostentato dai nuovi vertici, ci sono ancora non pochi lati oscuri nella vicenda e che qualcuno pensa potranno venire alla luce nei prossimi giorni o nelle prossime settimane, in attesa d’una nuova resa dei conti che potrebbe avvenire all’assemblea degli azionisti fissata per la primavera del 2019.
I dubbi che aleggiano sono: ci sono stati errori tecnici, oppure ci sono state volute omissioni? Erano legate alle ipotetiche manovre per la scalata all’istituto di credito, poi clamorosamente fallita nel corso dell’ultima assemblea, nella quale Malacalza è stato il netto trionfatore? Ci sono possibilità di nuove azioni penali? Quest’ultima ipotesi è stata diplomaticamente aggirata dal presidente e dall’ ad i quali hanno puntualizzato che il nuovo consiglio di amministrazione ha esaminato la situazione solo dai primi di agosto e che si è poi mosso sulla base delle notificazioni della Bce. Inoltre è stato precisato che per il momento non sono in corso trattative con nessun possibile futuro partner (o socio) della Carige, anche se l’ipotesi teoricamente non è da escludersi, ma, lo si è fatto capire, solo quando tutta la struttura sarà più solida. E’ la linea consolidata dal gruppo Malacalza, da quando è diventato l’azionista di riferimento. Nel corso degli ultimi tre anni, sono stati cambiati (anche in maniera brusca) ben tre consigli d’amministrazione proprio per evitare cessioni o ingressi a “colpo di scena” di partner o soci (banche, fondi, finanziarie, ecc.). E’ evidente che il gruppo Malacalza non intende rimetterci, rispetto al capitale investito, considerato che l’azione della Carige è scesa venerdì scorso a € 0,0037.
E’ evidente che esistono manovre per abbatterne il valore di mercato. In realtà la struttura dell’istituto è più forte di quanto appare, ma la vicenda della Carige (e in parte quella del Monte dei Paschi di Siena e altri istituti medio-piccoli che hanno subito recentemente alti e bassi) sono anche legati al difficile momento nazionale e ai giudizi negativi sullo “spread” e su molti aspetti della legge finanziaria, con un conflitto relativamente diplomatico tra il Governo italiano e l’Unione Europea. Tutto è collegato e la situazione internazionale è delicatissima. Ogni passo va misurato. Per questo la vicenda della storica banca genovese, legata nella sua storia più recente al “boom” economico del dopoguerra, è da tenere minuto per minuto sotto i riflettori. Le insidie non mancano, ma soprattutto non si escludono, nell’immediato avvenire novità o colpi di scena.
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