“Sicurezza per chi viaggia sui Tir è sicurezza tutti gli utenti della strada: applicare il principio della responsabilità condivisa fra tutti i componenti della filiera del trasporto è indispensabile”.
A invocare l’attuazione di ‘quel’ principio, sancito dalla legge, è Paolo Uggè, presidente della Fai, la Federazione degli Autotrasportatori Italiani, dopo che ieri a Bari un conducente estero è stato sorpreso alla guida di un Tir da 17 ore consecutive, con falsa documentazione di viaggio.“L’ha detto anche il Presidente Mattarella: la sicurezza nei trasporti e nel lavoro è indice di civiltà”, ribadisce Uggè.
“La gente non può che domandarsi perché non si faccia nulla per porre un freno alle stragi sui luoghi di lavoro (la strada è uno di questi), che spesso derivano da pratiche di sfruttamento – prosegue il presidente Fai – Sembra incredibile, eppure le normative esistono e sono chiare, ma non sono fatte rispettare da chi è preposto a garantirne il rispetto”.
“Personalmente ho sensibilizzato ministri e presidenti del Consiglio sulla necessità di responsabilizzare direttamente ogni soggetto della filiera dei trasporti, ma senza avere alcun risultato – ricorda Uggè – La soluzione, prevista da una legge dello Stato, si ritrova nel dlgs n. 286/05 e nel codice della strada”.
“Un esempio per tutti che prende lo spunto dall’intervento accorato di Sergio Mattarella viene dai trasporti di merci pericolose dove spesso si costringono i conducenti, per fortuna non tutti, a soste al caldo in estate e al freddo in inverno, che talvolta superano le 4 ore di attesa – afferma Uggè – Quanto queste attese incideranno sulle condizioni psico fisiche degli autisti appare evidente”.
Il presidente Fai, che rivolge un appello al Presidente della Repubblica, al Presidente del Consiglio e al ministero dei Trasporti, sollecita a rimettere in circolazione i ‘Centri di Revisione Mobili’ per rendere più efficaci e accurati i controlli.
“Piangere dopo non serve, si smetta di compiere vere e proprie omissioni di atti d’ufficio facendo finta che le norme non esistano, perché da questa responsabilità collettiva nessuno può chiamarsi fuori”, conclude il presidente Fai.