Autostrade, una brutta storia italiana

di Paolo Lingua

3 min, 4 sec
Autostrade, una brutta storia italiana

Ombre cupe si allungano, metaforicamente, lungo i percorsi della società Aspi, controllata da Atlantia della famiglia Benetton, dopo che s’è verificata la tragedia del crollo del Ponte Morandi, oggi San Giorgio, nome che auspica ottimismo, si spera. Mentre la magistratura da due anni indaga sul crollo e su tutti gli altri aspetti correlati, oggi per ordine della Procura genovese la Guardia di Finanza ha arrestato l’ex amministratore delegato Vincenzo Castellucci e altri cinque dirigtent, di cui alcuni in nservizio e subito sospesi dall’azienda. Sono tutti agli arresti domiciliari. L’accusa riguarda presunte omissioni – nonché sulla costruzione – dei pannelli autostradali fonoassorbenti. Atlantia stamani ha avuto un forte calo in Borsa. La vicenda giudiziaria specifica, di cui tutti i media hanno diffuso i particolari, seguirà il suo corso, mentre prosegue tra incidenti probatori e riprese l’inchiesta principale, quella sul crollo del ponte che vede indagate, per il momento, oltre 70 persone. Sarà una lunga e complessa storia processuale destinata a diventare un capitolo importante degli episodi giudiziari in Italia.

Vale la pena ricordare, ancora una volta, che è in corso una complessa trattativa tra il governo e Atlantia per la revoca della concessione autostradale ad Aspi: ora, dopo una serie di offerte e controfferte (la questione è complessa, perché le questioni finanziarie sono molto intricate), si attende un consiglio d’amministrazione dell’azienda a gennaio per poter poi riprendere la trattativa con il governo che potrebbe affidare a una realtà pubblica e statale la gestione della concessione oppure cercare altri partner.

Gli arresti di questa mattina hanno riacceso le polemiche sulla complessa questione del dramma del Ponte Morandi. Ci sono state dure – e comprensibili – dichiarazioni dei familiari delle 43 vittime, ma anche prese di posizione polemiche in particolare di esponenti del Parlamento e del Governo del M5s il primo partito che, all’indomani del crollo, aveva chiesto la immediata revoca della concessione ad Aspi. Un’azione che non era stata possibile in tempi rapidi, perché erano emersi complessi problemi e c’era il rischio che da parte dello Stato si dovesse pagare una fortissima penale. Così, mentre decollava l’inchiesta giudiziaria, la pratica della revoca ha navigato sempre in acque sempre più torbide e agitate. Gli arresti di oggi riaprono – al di là di come proseguirà l’indagine giudiziaria e un eventuale giudizio processuale – tutta una serie di considerazioni su un aspetto della storia politica ed economica italiana e sui rapporti tra lo Stato e le imprese cui sono stati affidati importanti servizi pubblici.

Abbiamo sotto gli occhi, subito dopo la vicenda Morandi, una serie di affannati interventi di manutenzione delle autostrade – quelle liguri in particolare che hanno comportato blocchi, restrizioni, ritardi di traffico: I pannelli in questione sono0 stati smontati e ripristinati, così come le coperture interne delle gallerie. Da quanto si è appreso, ci sono altri lavori urgenti da realizzare tra la fine di questo autunno e il prossimo inverno. E questo vorrà dire altri blocchi, ritardi e difficoltà di traffico. Si ha insomma la netta impressione di anni di trascuratezza e di controlli all’acqua di rose per risparmiare. E’ un’immagine negativa, deprimente e triste che copre di nuove ombre, come si accennava in apertura di questo articolo, i percorso delle autostrade che pure, negli anni del “boom”, furono considerate un vanto e un orgoglio per un’Italia che cresceva e che accelerava i tempi di comunicazione privata ed economica. Non è certo una riflessione ottimistica, proprio in questi tempi di coronavirus.