Australia, stop ai contenitori di salsa di soia a forma di pesce nelle confezioni di sushi da asporto

di Andy Woodrook

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Australia, stop ai contenitori di salsa di soia a forma di pesce nelle confezioni di sushi da asporto

Dal prossimo settembre i contenitori di salsa di soia a forma di pesce non saranno più ammessi nelle porzioni di sushi da asporto in South Australia. Lo ha annunciato l’Environmental Protection Authority (Epa), citata da ABC, spiegando che le attività che non rispetteranno il divieto saranno soggette a sanzioni e ammonimenti.

Divieto e controlli – La decisione dell’autorità locale rientra in una serie di misure già adottate contro gli imballaggi in plastica. I piccoli contenitori sono diventati negli anni un’icona del sushi da asporto, ma la loro diffusione è considerata incompatibile con gli obiettivi ambientali fissati a livello statale. Secondo quanto riferito, chi continuerà a utilizzarli potrà ricevere multe oltre che richiami ufficiali.

Reazioni dei consumatori – L’annuncio ha sollevato dubbi e possibili resistenze tra i clienti abituali. ABC ricorda che quando circolò la voce, poi smentita, di un cambio nel formato delle confezioni di Capri-Sun, le reazioni furono immediate. La modifica di un design percepito come parte integrante dell’esperienza di consumo tende infatti a incontrare opposizione.

Alternative proposte – L’attenzione si sposta ora sulle soluzioni sostitutive. Secondo quanto riportato da Bloomberg, il giornalista David Fickling ha osservato che “si risparmia una grande quantità di polimeri semplicemente distribuendo la salsa di soia in bustine flessibili”. Non tutti, però, considerano questa strada convincente. Alcuni marchi hanno già segnalato come l’attuale sistema di riciclo non sia sufficiente a gestire in maniera efficace le confezioni flessibili, evidenziando il rischio di aumentare la produzione senza migliorare i risultati ambientali.

Imballaggi biodegradabili – Un’alternativa a medio termine potrebbe essere rappresentata da confezioni vegetali o biodegradabili, simili a quelle utilizzate per i campioni di prodotti cosmetici. Tuttavia, la loro diffusione su larga scala non sembra ancora realistica. L’ipotesi di un sistema di riuso appare impraticabile per contenitori così piccoli, mentre inserire la salsa direttamente nel piatto prima della vendita rischierebbe di compromettere il gusto e la libertà del consumatore di dosarla a piacimento.

Materiale e riciclo – Un ulteriore elemento riguarda la natura del materiale utilizzato. I contenitori a forma di pesce sono prodotti in polietilene, un polimero ampiamente riciclato. Il problema principale non sarebbe quindi la materia prima, bensì le dimensioni ridotte: i flaconcini rischiano infatti di sfuggire ai macchinari delle catene di riciclo. Alcuni consumatori suggeriscono di inserirli in imballaggi più grandi, come le bottiglie in polietilene, per facilitarne la lavorazione. Resta il dubbio se un ripensamento del design possa davvero risolvere il problema o se comporterebbe solo un aumento del consumo complessivo di plastica.

Un nodo complesso – La questione solleva più interrogativi che risposte immediate. L’Epa del South Australia ha scelto una linea netta con l’obiettivo di ridurre l’impatto ambientale, ma restano aperti molti scenari. Come osservano diversi commentatori, la sfida sarà capire se questo divieto rappresenti un passo concreto nella lotta all’inquinamento o un provvedimento destinato a spostare altrove le criticità.

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