Attacco USA all'Iran: Teheran promette vendetta, il mondo col fiato sospeso

di Stefano Rissetto

5 min, 30 sec

Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha lodato l’attacco in un videomessaggio, parlando di una “decisione coraggiosa che cambierà la storia”

Attacco USA all'Iran: Teheran promette vendetta, il mondo col fiato sospeso

Il mondo trattiene il fiato di fronte all’inasprimento della crisi in Medio Oriente dopo l’attacco militare degli Stati Uniti contro l’Iran. Nella notte, Washington ha colpito tre importanti siti nucleari iraniani – Fordow, Natanz ed Esfahan – in un’operazione definita “completata con successo” dal presidente americano Donald Trump. Immediata e durissima la reazione di Teheran, che promette “conseguenze eterne” e minaccia ulteriori ritorsioni.

“Adesso è iniziata la guerra”, è stata la lapidaria dichiarazione diffusa sui social dai Guardiani della Rivoluzione iraniana. I pasdaran, protagonisti della risposta militare, hanno lanciato missili su Tel Aviv, provocando la distruzione di due edifici e gravi danni anche nella città di Haifa. Gli Houthi, milizia alleata dell’Iran, si sono uniti alla minaccia contro gli Stati Uniti e Israele.

Il ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi, ha condannato l’attacco come “oltraggioso e criminale”, affermando che l’Iran eserciterà il diritto alla legittima difesa sancito dalla Carta delle Nazioni Unite. “Gli Stati Uniti hanno iniziato una guerra pericolosa – ha dichiarato – e noi ci riserviamo di reagire con tutte le nostre forze per difendere la nostra sovranità”.

Secondo fonti statunitensi, tra cui Fox News, l’attacco è stato effettuato con sei bombe bunker buster GBU-57, sganciate da bombardieri B-2 decollati dalla base militare di Whiteman, in Missouri. “Tutti gli aerei sono rientrati sani e salvi”, ha annunciato Trump su Truth, prima di congratularsi con “i nostri grandi guerrieri americani”. La portaerei nucleare Carl Vinson (nella foto) si è spostata dall'Oceano Indiano al Mar d'Arabia.

Parlando alla Nazione dalla Casa Bianca, affiancato dal vicepresidente J.D. Vance, dal segretario di Stato Marco Rubio e dal segretario alla Difesa Pete Hegseth, Trump ha definito l’operazione “uno spettacolare successo militare”. Ha poi lanciato un ultimatum a Teheran: “Il futuro dell’Iran è pace o tragedia. Se la pace non arriverà rapidamente, colpiremo altri obiettivi con precisione e forza”.

Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha lodato l’attacco in un videomessaggio, parlando di una “decisione coraggiosa che cambierà la storia”. I due leader si sarebbero sentiti sia prima che dopo il blitz.

Tuttavia, le autorità iraniane contestano l’entità dei danni riportati. Il deputato Mohammad Manan Raisi, eletto a Qom – dove si trova il sito di Fordow – ha affermato che “non si è verificata alcuna emissione di materiale pericoloso” grazie alla preventiva evacuazione dei materiali sensibili. Anche il vicegovernatore della regione, Morteza Heidari, ha sostenuto che solo una parte dell’impianto è stata colpita e che i sistemi di difesa aerea hanno limitato l’impatto.

L’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA) ha confermato che “al momento non risultano aumenti nei livelli di radiazioni”, pur convocando per domani una riunione d’urgenza del Consiglio dei Governatori per valutare la situazione.

Le reazioni internazionali non si sono fatte attendere. “Non si deve permettere all’Iran di sviluppare armi nucleari, ma serve adesso massima responsabilità per evitare una guerra su larga scala”, ha dichiarato l’Alto Rappresentante dell’UE Kaja Kallas, annunciando una discussione tra i ministri degli Esteri europei prevista per domani.

Anche l’Italia segue con attenzione l’evolversi della crisi. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha convocato una riunione d’emergenza con i ministri competenti, i vertici dell’intelligence e il sottosegretario Alfredo Mantovano. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha auspicato una de-escalation: “Dopo questo attacco, l’Iran torni al tavolo negoziale”. Più netto il ministro della Difesa Guido Crosetto: “L’attacco Usa cambia completamente lo scenario. Si apre una crisi di portata molto più ampia”.

Nel frattempo, fonti diplomatiche riportate dalla CBS affermano che Washington avrebbe contattato l’Iran per assicurare che l’azione militare non ha l’obiettivo di rovesciare il regime, ma è parte di un piano strategico mirato a fermare la minaccia nucleare.

La tensione è altissima. Gli occhi del mondo restano puntati su Teheran, Washington e Tel Aviv, mentre l’ombra di un conflitto su vasta scala si fa sempre più concreta.

La dinamica dell'attacco - Tutto ha avuto inizio 37 ore prima dell'attacco, quando alcuni bombardieri strategici B-2 sono partiti dalla base di Whiteman, nel Missouri, diretti verso l'isola di Guam, nel Pacifico. Ufficialmente si trattava di un trasferimento per motivi di sicurezza, ma si è presto capito che quella era solo una copertura. L’obiettivo reale era l’Iran.

Secondo la ricostruzione di Guido Olimpio per il Corriere della Sera, i B-2 hanno sganciato un totale di 12 bombe GBU-57, ordigni da 14 tonnellate noti per la loro capacità di penetrare strutture altamente fortificate. Dieci sono state indirizzate contro il sito di Fordow, considerato il cuore del programma nucleare iraniano, e le restanti due su Natanz, un altro nodo chiave. In parallelo, un attacco coordinato con missili cruise lanciati dalla Marina statunitense ha colpito la zona di Isfahan, completando l’azione contro le principali strutture nucleari del paese.

Le GBU-57, progettate nei primi anni 2000 per colpire obiettivi sotterranei in stati come la Corea del Nord e l’Iran, sono state nel tempo aggiornate con tecnologie segrete per aumentarne la capacità distruttiva. Il loro scopo è quello di penetrare le protezioni in cemento armato prima di esplodere in profondità, causando danni massicci all’interno delle installazioni.

Secondo un’inchiesta del New York Times, simulazioni condotte dal Pentagono avevano dimostrato che un solo bombardamento non sarebbe bastato: ogni B-2 può trasportare due GBU-57, e l’efficacia dell’attacco dipende da una sequenza rapida e ripetuta di sganci, paragonabile a colpire un chiodo con un martello più volte. Questo vale in particolare per Fordow, che secondo gli esperti si troverebbe a circa 90-100 metri sotto terra. Donald Trump ha dichiarato che, dopo l’operazione, quel sito sarebbe stato “spazzato via”.

Un video diffuso in precedenza mostrava proprio un B-2 Spirit durante un test con la GBU-57, evidenziando la potenza dell’arma.

Nelle prossime ore si potranno valutare meglio le conseguenze dell’attacco, anche se, trattandosi di installazioni sotterranee, ottenere informazioni precise non sarà semplice. Ci si aspetta una fase di dichiarazioni contraddittorie, tensioni e accuse incrociate. Fordow era una parte essenziale del programma iraniano, ma anche Natanz e Isfahan hanno un ruolo rilevante.

Natanz, operativo dal 2002, è composto da una struttura di superficie e da una sezione sotterranea, entrambe impiegate nell’arricchimento dell’uranio. In passato, Israele ha condotto attacchi mirati contro questo impianto, usando virus informatici, sabotaggi e raid militari. Ora, gli Stati Uniti sono intervenuti direttamente, utilizzando le GBU-57.

Isfahan, infine, rappresenta un altro snodo critico della rete nucleare iraniana. È qui che si troverebbero i depositi di uranio destinati alle centrifughe. Nella stessa area sono presenti anche fabbriche per la produzione di missili e droni, già colpite nei giorni scorsi da raid israeliani. Secondo l’AIEA, queste incursioni avrebbero provocato danni significativi.



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